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Curiosità della cultura

Battaglie tra eserciti di fantasmi nel dicembre 1517

In questo articolo andiamo ad esplorare, accompagnati dall'autore, il fascino che è stato originato dalle apparizioni di eserciti fantasmagorici 500 anni fa. Tali eventi si specchiano nella realtà attuale, continuando a far porre domande.

di Riccardo Scotti, 27 Novembre 2017
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Copia delle stupende et horribile cose che ne’ boschi di Bergamo sono a questi giorni apparse, 1517, p. 1r (Biblioteca Civica “Angelo Mai”, Bergamo, IT)

Cinquecento anni fa, il 23 dicembre del 1517, il conte Bartolomeo III Martinengo da Villachiara, un capitano di ventura assai noto e temuto per la grande ferocia, dal suo castello scrisse una lettera indirizzata all’amico ambasciatore veronese in Venezia. Nello scritto egli riferiva che nei dintorni di Verdello, un villaggio nella campagna di Bergamo, da vari giorni si verificavano delle stupefacenti apparizioni di eserciti fantasmagorici. Dai boschetti limitrofi un’ampia radura innevata, nei pressi dell’antico oratorio dedicato a San Giorgio, si vedevano uscire due schiere contrapposte di soldati armati di tutto punto, con fanti, cavalieri e carri di artiglieria pesante.

I due eserciti si fermavano fronteggiandosi, poi i nobili condottieri s’incontravano a metà strada per trovare un accordo, ma il più importante tra loro, un misterioso re, mostrava segni d’impazienza, e alla fine si toglieva il guanto di ferro e lo lanciava in aria, dando inizio al conflitto. Lo spaventoso combattimento avveniva in una grande confusione, tra squilli di trombe e rulli di tamburi, grida d’incitamento e spari di armi da fuoco, con una grande quantità di bandiere e stendardi insanguinati. Il campo di battaglia si copriva dei corpi tagliati a pezzi da spade e alabarde o trafitti da frecce e lance, e dopo un’ora, quel terribile scontro si concludeva con la completa scomparsa di tutti i contendenti. Il conte affermava di essere stato sul posto assieme ad altri nobili, tra cui suo cognato, e di aver assistito personalmente a quei fatti terrificanti. Alla fine del conflitto, però, sul campo di battaglia erano rimaste solo le orme dei soldati e dei cavalli, assieme alle tracce dei carri da guerra. Quei prodigi durarono vari giorni e accadevano più volte ogni giorno, suscitando un grande scalpore e attraendo migliaia di persone, che giungevano anche da lontano per vedere con i propri occhi.


The Copye of the letter folowynge whiche specifyeth of the greatest and mervelous visyoned batayle…, 1518, p. 1r (The Huntington Library, San Marino, California, US)

Alcuni testimoni raccontarono di aver visto ombre scure in forma umana che divenivano grandi come giganti e uomini incappucciati senza testa, branchi di animali che scomparivano e carri di fieno che si sollevavano in aria sostenuti da corde. Altre testimonianze riferivano di alcuni temerari che si avvicinarono ai combattenti per vedere cosa fossero, ma pagarono la loro audacia ammalandosi per il terrore, fino a morirne, e c’era chi asseriva che dopo il combattimento di fantasmi non rimanevano neppure le orme. La lettera di Bartolomeo fu ripetutamente trascritta e poi fu stampata in varie edizioni che si diffusero in tutta Italia. La notizia giunse anche a Roma, dove il papa Leone X lesse la lettera ai vescovi riuniti in concistoro, commentandola con preoccupazione. Egli vide in quegli eventi dei segni divini che indicavano l’incombente pericolo dell’Impero Ottomano sulla Cristianità, e sollecitò processioni penitenziali con la raccolta di denaro per indire una crociata contro gli infedeli. Ben presto la notizia si sparse pure nel resto d’Europa, attraverso le lettere inviate alle corti e varie traduzioni stampate in francese, tedesco, spagnolo e inglese, poi diffuse tra la gente. Il grande storico Francesco Guicciardini riferì che quelle apparizioni erano interpretate dall’opinione popolare come un presagio di imminenti guerre e invasioni straniere per il possesso dello Stato di Milano, ed egli stesso ritenne che fossero premonizioni nefaste. Molti altri cronisti prestarono attenzione alle apparizioni verdellesche, riferendo le versioni dei diversi testimoni. Alcuni espressero opinioni scettiche, come Marin Sanudo, altri si spinsero a formulare ipotesi e a trovare spiegazioni, in una varietà di interpretazioni che non hanno risolto il mistero.

Dal confronto dei documenti coevi è possibile tracciare il percorso e le vicissitudini che quelle notizie ebbero, con le diverse manipolazioni che subirono. Il significato di quelle apparizioni fu interpretato e “piegato” in conformità alle più diverse necessità, a favore del papa o dell’imperatore, contro gli infedeli o i peccatori, in difesa di Lutero o di Savonarola.

Quella vicenda misteriosa fu riferita e commentata durante tutti i secoli seguenti, fino ai nostri giorni, con continue alterazioni e aggiustamenti, a volte dovuti ai precisi intenti dell’autore che la cita, e altre volte per la mancanza di adeguate informazioni sui fatti in questione.


Riccardo Scotti, Crudelissime e meravigliose battaglie, Edizioni Artigrafiche Mariani & Monti, Ponteranica (Bergamo), 2017. (www.accaverde.org)

Dagli anni “60 del secolo scorso, lo storico e letterato Luigi Chiodi si sofferma più volte sull’argomento, considerando che quelle testimonianze si possono spiegare solamente con l’eccezionale stato di eccitazione dovuto ai frequenti e tragici eventi bellici di quegli anni, e associandole alle descrizioni dei testi apocalittici. La storica Ottavia Niccoli, qualche anno dopo, evidenzia come molte tra le testimonianze contengano elementi che coincidono con quelli presenti nel mito nordeuropeo dell’“esercito furioso“, e attestano la sua presenza nell’Italia del primo Cinquecento. Il giornalista Giulio Caratelli mette in relazione le visioni di Verdello con le così dette “infestazioni” di fantasmi, commentando, però, che in questi casi bisogna affrontare il tema con tutte le cautele e con estrema prudenza. L’antropologo Massimo Centini, a sua volta, rileva come il motivo delle apparizioni di fantasmi sia frequente in molte culture fin dall’antichità, pur assumendo caratteristiche e tipologie differenti, e che il ritorno degli spettri, nella cultura popolare, certifica l’immortalità dell’anima e l’esistenza dell’Aldilà.

La grande diffusione che ebbe la notizia di questi fatti prodigiosi, però, induce a domandarsi anche su ciò che diede origine alle apparizioni, e una spiegazione sta nell’assunzione inconsapevole, da parte dei testimoni, di alimenti contaminati da sostanze tossiche. Nel Medioevo e per vari secoli successivi, infatti, si ha notizia di numerose epidemie di ergotismo, una malattia originata dall’ingestione di cereali portatori del micelio Claviceps purpurea, contenente principi attivi che inducono allucinazioni, e che può condurre alla morte.

Qualche anno fa, nella zona dove tuttora esistono i ruderi della chiesetta di San Giorgio, sono stati segnalati episodi che s’inseriscono nella vicenda delle apparizioni verdellesche. Una notte d’inverno, alcuni amici che transitavano in automobile nei pressi del rudere, notarono dei bagliori che provenivano da dietro gli alberi. Decisi a scoprire quale fosse la loro origine, due di loro si avvicinarono e videro un grosso falò con un gruppo di persone incappucciate tutto attorno. Una di queste, forse disturbata dall’intrusione, si voltò verso i nuovi arrivati, che si terrorizzarono nel rendersi conto che si dirigeva verso loro impugnando un tridente e, fatto assai inquietante, sotto il cappuccio non si scorgeva la testa. Alcuni ricercatori del “Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca Biopsicocibernetica”, avendo letto della vicenda cinquecentesca e dei fatti più recenti, vollero condurre un approfondimento protocollare sul caso in questione. Durante le rilevazioni strumentali sul posto furono effettuate delle riprese fotografiche all’infrarosso, e un solo fotogramma presentò una figura anomala, fuori fuoco, opaca agli infrarossi e incoerente con il paesaggio ripreso, che fu interpretata come l’immagine del re che lancia il guanto in aria.


Michele Eynard, Il presente di Venturo, Edizioni MoltiMedia, Bergamo, 2017, pag. 2, colorazione di Paolo Ubiali. (www.moltimedia.it)

Il fascino originato dalle apparizioni degli eserciti fantasmagorici bergamaschi persiste ancora oggi, esprimendosi nei modi più diversi. Attorno a quella vicenda è stato composto un testo letterario, una sorta di diario d’infanzia che prende spunto dai ricordi dell’autore per costruirvi una storia in bilico tra fantasia e realtà. Diversi giornalisti hanno scritto articoli riferendosi ai testi storici, non sempre in modo corretto e spesso con la superficialità caratteristica della cronaca sensazionalistica, per altro diffusa sui giornali e sulle riviste e apprezzata da una parte considerevole di lettori. Questa storia è stata “fagocitata” anche da Internet, dove è interpretata, trasformata e utilizzata secondo le più varie occasioni e opportunità, anche molto lontane dalla realtà storica dei fatti e a volte in modo paradossale. Brani della lettera di Bartolomeo e degli altri testimoni sono stati scelti per integrare recite e letture teatrali, o per accompagnare pezzi musicali, e alcuni artisti si sono cimentati nell’interpretare pittoricamente i luoghi antichi e attuali, i fatti reali e le fantasie che ne sono sorte.

Riccardo Scotti

Riccardo Scotti, “Crudelissime e meravigliose battaglie”, Edizioni Artigrafiche Mariani & Monti, Ponteranica (Bergamo), 2017 (www.accaverde.org).

Nel volume “Crudelissime e meravigliose battaglie” è confluito il lavoro di ricerca e studio portato avanti per vari anni da Riccardo Scotti, e per la prima volta sono raccolte le riproduzioni di tutti i documenti ritrovati con le loro trascrizioni e traduzioni, oltre alle diverse testimonianze riportate dai cronisti dell’epoca e agli scritti di storici e autori più recenti. Ulteriori approfondimenti, inoltre, riguardano i personaggi coinvolti nella vicenda, i testimoni e i luoghi, la loro storia e le più antiche immagini che li riguardano.

L’immagine di copertina di “Crudelissime e meravigliose battaglie” è riprodotta dalla xilografia della pag. 1r di Copia delle stupende et horribile cose che ne’ boschi di Bergamo sono a questi giorni apparse, 1517 (Biblioteca Civica “Angelo Mai”, Bergamo, IT)

Michele Eynard, “Il presente di Venturo”, Edizioni MoltiMedia, Bergamo, 2017 (www.moltimedia.it)

Nel fumetto “Il presente di Venturo”, disegnato da Michele Eynard, attorno alla storia delle apparizioni è costruito un racconto in cui le vicende umane dei personaggi s’inseriscono nel paesaggio bergamasco rinascimentale, con le sue miserie e le insicurezze dovute ai terribili avvenimenti dell’epoca. Gli accadimenti di cinquecento anni fa si specchiano nella realtà attuale, dove incalzano le domande agostiniane sul significato del tempo, passato, presente e futuro, seguendo un filo lungo e sottile che inevitabilmente riconduce al punto di partenza.

I due volumi saranno presentati nella ricorrenza del cinquecentesimo anniversario delle apparizioni sabato 16 dicembre 2017 ore 20.30 presso “in dispArte” - Via Madonna della Neve, 2 - Bergamo

L’antropologo Massimo Centini presenta il libro di Riccardo Scotti

La storica Ottavia Niccoli interviene in collegamento da Bologna

L’artista Michele Eynard disegna dal vivo

L’attore Maurizio Tabani legge brani dai documenti originali

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