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La dimensione umana

Gli Asili Notturni Umberto I di Torino, una porta aperta per chi le trova tutte chiuse

Gli Asili Notturni di Torino, in via Ormea, si prendono cura dei clochard della città e rappresentano una di quelle rare espressioni di sensibilità umana che sa ancora riconoscere nel fratello che soffre una parte di sé. La storia che vi raccontiamo, ruota intorno ad alcuni appartenenti alla Massoneria, assertori del valore della solidarietà umana, quella solidarietà che mira unicamente ad occuparsi, oggi più che mai, della realtà che si annida ai confini della società che la scansa agli angoli dei marciapiedi su cui essa si sdraia.

di Maria Pia Fiorentino, 3 Luglio 2012
TAG  povertà  clochard  accoglienza 

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La società per gli Asili Notturni, viene fondata a Torino nel 1886 da un gruppo di benefattori

La società per gli Asili Notturni (Labor, Virtus, Charitas), viene fondata a Torino nel 1886 da un gruppo di benefattori mossi dall’unico intento di “offrire un ricovero temporaneo e gratuito durante la notte ad individui di ogni condizione, disoccupati residenti o di passaggio in questa città in cerca di lavoro, che siano sprovvisti di mezzi, e che non possono trovare asilo in altro luogo”.

Gli Asili Notturni Umberto I nacquero, dunque, con lo scopo di tendere una mano a chi vive ai margini della società nella quale non si è saputo o voluto inserire.

Malgrado gli anni bui che li videro attivi e operanti tra guerre e dopo guerre, per quasi un secolo rimasero validamente efficienti sino a che, tra la fine degli anni’70 e i primi degli anni ’80, sorse una controversia che sfociò in polemiche e battaglie fra privati, giuristi, politici e Comune; controversia nella quale sembrò infrangersi miseramente la loro meritoria attività che per due anni si interruppe drasticamente. Ben altre miserie sorsero intorno al clamore abilmente sostenuto da un certo giornalismo che si nutre di torbido.

Il 22 novembre 1981, Via Ormea 119 divenne anche lo scenario di un delitto.

“Assassinato con un colpo di pistola perché non vuole cedere una sedia” recita il titolo del pezzo dedicato al fattaccio da La Stampa.

L’episodio diviene il triste epilogo di una serie di eventi incresciosi e di casi di violenza verificatisi in precedenza negli Asili Notturni. Il 2 Dicembre 1981 viene annunciata pubblicamente la loro chiusura a tempo indeterminato, sancita da un decreto il 17 dicembre 1981.

Fra i tanti articoli dedicati all’evento, La Voce del Popolo, di domenica 6 dicembre ’81 sottolinea l’episodio con un significativo articolo di Daniela Laneri dal titolo Chiuso l’asilo notturno, i “barboni” si arrangino. Fetta di umanità dimenticata, unico bagaglio i ricordi.

La giornalista, tra l’altro, scrive: “Per via Ormea è nuovamente tempo di ribalta. (…) M a chi si accorge di questa fetta di umanità dimenticata che spesso ha fatto di tutto per farsi dimenticare, che vive ai margini della città, con una identità presa in prestito, spostandosi di stazione in stazione, unico bagaglio i ricordi? (…)Eppure, nessuno tende loro una mano, fatta eccezione per quei gruppi di volontari, troppo pochi per la necessità. Per la strada, dopo la chiusura dell’Asilo a tempo indeterminato, oggi ci sono quaranta persone in più. Ci sono sempre state, ma quante volte le abbiamo incontrate?”.

Ecco che, a questo punto, prende vita un nuovo capitolo e la storia viene scritta da un ulteriore manipolo di volenterosi che, con entusiasmo, superando ogni genere di difficoltà si mette al lavoro per ottenere il recupero dello stabile, nonché la sua funzionalità. I benefattori, che preferirono rimanere nell’anonimato, non mancarono e contribuirono al risanamento dello stabile facendo pervenire gratuitamente materiali edili, materiali per servizi igienici e sanitari, arredamenti e, fra le donazioni di ogni genere, non mancò anche la mano d’opera gratuita.

In questa delicata fase il presidente uscente Ruberi e il vice presidente Levi, nel gennaio ’82 decisero di interpellare un giovane imprenditore torinese, Sergio Rosso, nel quale avevano ben individuato, oltre ai requisiti umani indispensabili a promuovere iniziative di tale portata, anche indiscutibili doti manageriali. La capacità di aggregazione di risorse umane di Sergio Rosso diede risultati straordinari in tempi brevissimi.

Tra i collaboratori che lo affiancarono con la loro efficiente opera di volontariato: Giancarlo Rossi Gutierrez, Eugenio Pozzetti, Pier Francesco Milanese, Giuseppe Bertasso, Eugenio Fogliato, Eugenio Boccardo, Gianni Fissore, Nino Gioffredi, Santo De Luca e Osvaldo Cochis.

Vennero indette aste per raccogliere fondi e a queste rispose concretamente un gran numero di artisti che regalarono quadri e serigrafie. Tra questi: Gabriele Casorati, Giorgio Collauto, Francesco Maiolo, Giacomo Soffiantino e Umberto Mastroianni. Cene filantropiche e aste supportate anche dalle “Associazioni Antiquari e Orafi Torinesi” diedero risultati incoraggianti. I nuovi responsabili di Via Ormea bussarono a tutte le porte, e banche, enti e associazioni non fecero mancare il loro tangibile apporto.

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Il primo dicembre 1983 fu inaugurata la nuova sede che, in quasi trent’anni di attività, viene ancora sostenuta dal volontariato

Come sempre Torino mostrò di saper rispondere generosamente, se opportunamente stimolata, e con il patrocinio della Massoneria Piemontese, del Grande Oriente d’Italia, del Rotary, dei Lions, dell’Unione Industriale, dell’Amma, della Cassa di Risparmio e del San Paolo furono finalmente reperiti i fondi per ristrutturare lo stabile di via Ormea 119. In un anno e due mesi l’opera fu completata. Camere da uno a tre posti, anziché camerate, dignitosissimi e moderni servizi igienici, un centro medico per l’assistenza degli ospiti, infermeria e una mensa in grado di offrire un pasto caldo a centinaia di persone.

Il primo dicembre 1983 fu inaugurata la nuova sede che, in quasi trent’anni di attività, viene ancora sostenuta dal volontariato e da quella rara sensibilità umana che sa riconoscere nel fratello che soffre una parte di sé. Quella parte che vaga all’interno di noi e che ci appartiene insieme all’inconfessata paura di poter perdere prima o poi, anche solo per un attimo, l’ancoraggio al mondo della normalità.

Chi non ha mai riconosciuto in un uomo che silenziosamente soffre ai margini di un marciapiede un momento di disperazione che ci appartiene? E chi, fra noi, presi dal vortice di una società in corsa, scandita dal tempo che passa, non ha mai invidiato qualcuno capace di ignorare il tempo perché libero dalle barriere di una società che incombe con le sue regole e le sue contraddizioni? E, infine, a quanti di noi è capitato o capiterà di sentirsi ad un tratto svuotato al punto da avvertire il bisogno di lasciarsi cadere, privi di identità e di parole, in un angolo del mondo?

Prendersi cura di queste persone, i clochard, ormai in via di estinzione, e dei nuovi barboni del mondo, quelli che vengono continuamente generati dalla nostra società, significa aver cura di noi, delle nostre miserie umane, della nostra possibilità di venir fuori dalla gabbia di un esasperato e sterile individualismo.

La povertà, vecchia o nuova che sia, è sempre lo specchio della società nella quale silenziosamente serpeggia. La povertà ha i suoi vestiti, i suoi usi, costumi e consumi, la sua dignità, ma anche la sua unità di misura con le sue soglie di accettazione o di disperazione che trasformano l’indigenza in miseria.

Un tema, questo, di grande attualità, ecco perché abbiamo scelto di raccontarvi come sono nati gli Asili Notturni di Torino che in questi ultimi trent’anni hanno dato vita ad ulteriori numerose attività degne di nota. Nel 1999, dall’impegno e dal grande senso morale ed umano degli Asili Notturni, delle Scuole Officine Serali e dell’Università Popolare di Torino, nasce Piccolo Cosmo - la più grande struttura italiana completamente gratuita, per l’accoglienza dei familiari con scarse possibilità finanziarie, di malati lungodegenti curati in ospedali cittadini e dei pazienti stessi durante le cure in Day Hospital. Nel corso degli anni, poi, il continuo aumento delle richieste di aiuto che pervengono presso gli Asili Notturni Umberto I in seguito ai repentini cambiamenti economici degli ultimi anni e all’aumento delle persone che vivono in condizioni di profondo disagio, espressione di vecchia e nuova povertà, gli Asili cercano di rispondere concretamente ai bisogni materiali non solo garantendo cibo ed ospitalità notturna, ma anche la salute. Nasce, così, l’Ambulatorio Odontoiatrico, il Centro Psichico, il Poliambulatorio medico e l’Ambulatorio medico oculistico.

Ci piace concludere questo excursus con le parole di Sergio Rosso che in questi trent’anni si è sempre battuto per “aprire una porta a chi le trova tutte chiuse”: “In un mondo abitato da 7 miliardi di persone, 3,5 miliardi dispongono di meno di 3 euro al giorno e 2 miliardi di poco più di 1 euro. Senza risorse economiche: la povertà diventa fame; la povertà ci priva dell’istruzione, dei diritti, del lavoro; la povertà priva l’uomo della dignità. Quanto più osserviamo la vita che si svolge intorno a noi, tanto più ci rendiamo conto che troppi uomini sono privati del diritto di gestire la propria esistenza. Agli Asili Notturni oltre 200 volontari operano con spirito di solidarietà e fraternità, sorretti dal desiderio di lenire le sofferenze e i bisogni del prossimo.

Per questa ragione ci battiamo per non lasciare spegnere la speranza in coloro che soffrono perché, dove manca la speranza, viene meno anche la solidarietà e peggiora la qualità della vita alla quale ogni uomo legittimamente aspira”.

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2 Agosto 2012 15:51, Ermanno Galasso ha scritto:
Ripercorrendo la storia degli "Asili notturni" si capiscono meglio le saensazioni che si provano vivendone, anche se solo parzialmente, la quotidianità. Essere un granello di questo sodalizio può, anche da solo, essere sufficiente a dare un significato alla donazione di una parte del proprio tempo libero.
2 Agosto 2012 11:52, Bosurgi Giandomenico ha scritto:
Seppur descrivendo in modo perfetto ed accurato tutti gli avvenimenti che hanno condotto alla fondazione degli odierni Asili,è impossibile trasmettere le sensazioni ed i sentimenti che animano i volontari che ,ogni giorno ,procurano cibo ,cure,comodità a coloro che non possiedono praticamente nulla. Sono fiero di fare parte di questa associazione e di questo gruppo .

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