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La dimensione umana

"Custodia del creato", il ruolo della teologia per rifondare l’etica della creazione

Il 19 marzo, durante l'inaugurazione del nuovo pontificato, Papa Francesco ha incentrato il suo discorso sulla custodia del creato come compito dei cristiani e dell'umanità. Pubblichiamo di seguito il contributo di Rigel Langella - teologa, facente parte del gruppo CEI “custodia del creato” - dedicato proprio al ruolo della teologia nel rifondare l’etica della creazione in chiave ecologica.

di Rigel Langella, 20 Marzo 2013
TAG  papa  ambiente  creato  teologia  chiesa  umanità 

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Una storiella, ricordata dal famoso teologo Jürgen Moltmann, nella lectio magistralis, tenuta all’Università di Catanzaro, lo scorso novembre e dedicata al tema ‘Il futuro ecologico della teologia moderna’, ci dovrebbe far riflettere: “Due pianeti si incontrano nell’universo. Il primo chiede: come stai? Il secondo risponde: Abbastanza male. Sono ammalato. Ho l’homo sapiens! Il primo replica: è una brutta cosa, anch’io l’ho avuto. Però consolati: passa!”.

Se siamo abituati a sentir parlare di ecologia dal versante tecnico è davvero meno usuale affrontarlo dal versante teologico. Eppure la teologia, come profezia viva, deve contribuire a indicare il cammino della Chiesa come popolo di Dio. I termini dell’attuale problema ecologico sono noti benché poi, raramente, ne conseguano comportamenti coerenti, non solo a livello politico-sociale ma anche individuale. L’aumento delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecnologiche, nel secolo XX, ha prodotto conseguenze talora devastanti sul sistema-mondo.

L'impegno per l'elaborazione di un'etica e di una spiritualità ecologica, radicate nella tradizione cristiana si colloca all'interno del multiforme processo di costruzione di una coscienza ecologica. Promosso e sostenuto con grande forza dalle chiese cristiane nel mondo, questo percorso produce, anche in Italia, una riflessione vivace, tanto da far affermare che i vescovi italiani sono passati dalla strategia dell'attenzione ecologica alla riflessione pastorale. La chiesa ortodossa russa, nel documento, I fondamenti della concezione sociale, affermava nel luglio 2000: “I problemi ecologici hanno sostanzialmente un carattere antropologico, essendo generati dall’uomo e non dalla natura. Pertanto le risposte a molti problemi posti dalla crisi ambientale vanno cercate nel cuore dell’uomo e non solo nella sfera dell’economia, della biologia, della tecnologia o della politica”, per giungere alla conclusione, amara, che in una situazione di crisi dei valori, didecadenza spirituale, superare la crisi ecologica possa risultare arduo.

In sintonia con questo ideale filo rosso, molto sentito a livello europeo, dove le Conferenze episcopali nazionali hanno istituito una rete ad hoc al proprio interno, anche la CEI, nell’ambito del Servizio nazionale per il progetto culturale, ha istituito un “pensatoio” ossia il gruppo di studio e di riflessione “Custodia del creato”, chiamando a raccolta i teologi italiani, appartenenti alle più prestigiose associazioni e istituzioni, che agisce a pieno regime fin dal 2008. La Chiesa italiana si è “attrezzata”, ritenendo doveroso e necessario dedicare un’adeguata riflessione a questo imperativo morale che riguarda tutti: credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, nessuno escluso, sentendo impellente la necessità di intervenire per dare armonia e unità di intenti all’ecologia del cuore e all’ecologia del creato.

L’approfondimento dei fondamenti della responsabilità umana verso la Creazione, che per i credenti è opera sapiente delle mani del Creatore, mira a recuperare le fonti bibliche, teologiche ed etiche del radicamento della fede cristiana, al fine di preparare un percorso sistematico con indicazioni utili sulle quali fondare un impegno concreto e un agire incisivo nella società contemporanea. Essere “custodi del creato” è un compito che Dio ha assegnato a ciascun essere, donna o uomo. Purtroppo, però, si deve constatare come il comandamento biblico del “dominare la terra” (Gn 1,28), sia stato interpretato talora come licenza di spadroneggiare, concretizzandosi nel disprezzo del bene ricevuto, violentando e deturpando il valore naturale del paesaggio e dell’ambiente. “L’ambiente naturale - ha scritto Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate - non è una materia di cui disporre a piacimento, ma opera mirabile del Creatore, recante in sé una “grammatica” che indica finalità e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario. Oggi molti danni allo sviluppo provengono proprio da queste concezioni distorte” (n. 48).

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Significativo l’appello del Forum Europeo Cattolico-Ortodosso, tenutosi a Lisbona nel giugno 2012: “Non è più possibile dilapidare le risorse del creato, inquinare l’ambiente in cui viviamo come stiamo facendo. La vocazione dell’uomo è di essere il custode e non il predatore del creato. Oggi si deve essere consapevoli del debito che abbiamo verso le generazioni future alle quali non dobbiamo trasmettere un ambiente degradato e invivibile” (n. 11).

La Chiesa italiana, nell’interrogarsi sul problema ecologico, ogni anno sceglie un tema di attualità su cui focalizzare l’attenzione non solo dei credenti, ma dell’intera società composta da tutti gli uomini e donne di “buona volontà”. La molteplicità delle questioni coinvolte nel problema ecologico contemporaneo, del resto, non può lasciare indifferente nessuno. Se viene a mancare il rispetto per la natura, l’uomo “fa violenza al creato” e provoca danni che hanno conseguenze negative ben oltre la ristretta sfera d’azione del singolo o del gruppo sociale. La riflessione proposta per il 2012 ha voluto evidenziare, in particolare, le tante sofferenze sperimentate, da numerose comunità, segnate da eventi luttuosi per catastrofi naturali e non solo: il lutto della terra, cui la stessa Sacra Scrittura fa riferimento, coinvolge tristemente anche gli animali selvatici, gli uccelli del cielo e i pesci del mare (cf Os 4,3). La comunità cristiana offre, dunque, il suo contributo e sollecita quello di tutti perché la società diventi terreno favorevole all’educazione ambientale: favorendo condizioni e stili di vita sani e rispettosi dei valori, è possibile promuovere lo sviluppo integrale della persona e contestualmente far crescere la sensibilità ambientale e prevenire le “ribellioni” della natura.

Prendersi cura del territorio, significa allora sviluppare capacità concrete, operative, perché l’habitat è sì una realtà naturale, con una dimensione biologica ed ecologica, ma è anche inscindibilmente cultura, bellezza, radicamento comunitario, luogo di incontro: insomma, una densa realtà antropologica, in cui prende corpo anche il vissuto di fede. La giornata del creato è vista come occasione per rinsaldare l’alleanza tra l’uomo e la terra e favorire la riconciliazione nella fedeltà alla comune matrice di creature di Dio. Esiste, infatti, una grande reciprocità tra noi, il creato e Dio, anzi: “nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi”. La relazionalità, infatti, è stata declinata non solo nella sua dimensione teologica, ma nella concretezza del rapporto economia – lavoro – povertà – ecologia: la crisi ecologica, secondo l’indicazione dei documenti citati, non può essere valutata separatamente dalle questioni ad essa collegate, essendo fortemente connessa al concetto di sviluppo e alla visione della persona che interagisce con i propri simili e con il creato.

Esempio emblematico è quello di San Bernardino da Siena che, oltre alla intensa predicazione, si adoperava per rafforzare i Monti di pietà e i Monti frumentari, segni di una rinascita che dà al denaro il giusto valore, diventando precursore di quella “economia di fiducia” (che non facendo riferimento solo a: rimuneratività, finanza, mercati, spread, PIL e così via), possa guarire le ferite della crisi attuale, causata da avidità e insipienza.

Riferimenti bibliografici

CEI, Educare alla custodia del creato
per sanare le ferite della terra, 1 settembre 2012. Seminario di studio, Formare all’amore per il creato, Roma, 1 febbraio 2013

Pietro Bovati, “Genesi 1: vivere l’armonia del creato”, in La Civiltà
cattolica, 2013, I, 113.124.

Olivier Clément, Il senso della terra. Il creato nella visione cristiana, Lipa, Roma 2007.

Jürgen Moltmann, “Il futuro ecologico della teologia moderna”, in Il Regno – Documenti, 21/2012, 692-698.

Joseph Ratzinger, In principio Dio creò il cielo e la terra, Lindau, Torino 2006.

Siti web sulla salvaguardia del creato

www.progettoculturale.it è il database di riferimento per testi e documenti ecclesiali sulla salvaguardia del creato, con oltre quattrocento record, curato dalla Fondazione Lanza di Padova.

www.ecen.org è il sito dell’organizzazione ecumenica Rete ambientale cristiana europea (Environmental Christian European network).

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4 Febbraio 2015 09:27, mauro la spisa ha scritto:
I riferimenti biblico-culturologici sono numerosi e di ovvia condivisione viceversa ciò che stona è l'assetto storico-istituzionale della Chiesa che conferma anche negli apparati liturigo-cerimoniali e nel possesso di ricchezze la sempre meno giustificabile eredità bizantino-controriformista dalla quale bisognerà distaccarsi per non scadere nel volgare motto "armatevi e partite".

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