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La dimensione umana

Gestire l’ansia al tempo del coronavirus: medicina tibetana, yoga e non solo

di Rigel Langella, 28 Febbraio 2020
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Molte persone hanno chiesto a lama esperti in medicina tibetana come affrontare la nuova emergenza, causata dal CoVid 19. Riteniamo utile trasmettere ai nostri lettori un’informazione alternativa e, soprattutto, pacificante dopo una consultazione social.

La medicina tradizionale tibetana classifica i virus, come il coronavirus, con il nome di: duruka. Problemi causati dai duruka sono menzionati in antichi testi e profezie. Non dimentichiamo che la medicina tradizionale si basa anche sulla conoscenza del movimento dei pianeti, delle influenze astrali, nella vita del singolo e della collettività. In particolare, Yuthok Yonten Gonpo il giovane, considerato padre e fondatore del Sowa Rigpa o sistema di medicina tradizionale tibetana, ci ha lasciato una classificazione dei vari elementi che perturbano la vita sociale. In sanscrito duruka significa letteralmente: “ciò che porta sofferenza”. Nella tradizione tibetana vengono prese in considerazione alcune categorie specifiche:

- duruka delle armi;

- duruka del veleno;

- duruka della malattia.

Quindi il coronavirus, che colpisce in questo momento l’intero pianeta, rientrerebbe esattamente nella terza categoria. A differenza delle malattie, diciamo “personali”, le malattie di duruka sono vere e proprie epidemie, malattie contagiose che possono mietere molte vittime.

In generale, la medicina tibetana riconosce quattro cause principali di malattia:

-malattia causata da dieta squilibrata;

-malattia causata da uno stile di vita squilibrato o, comunque, poco salutare;

-malattia causata da influenze stagionali (caldo/freddo, secco/umido, etc.);

-e, infine, malattie causate dalle cosiddette “provocazioni” o influenze invisibili, che in tibetano vengono chiamate dön. Non si tratta di “spiriti”, come alcune traduzioni, legate a una visione immaginifica, rendono il termine. Una definizione più aderente sia alla nostra sensibilità scientifica sia al concetto espresso dagli antichi sapienti è quella di: leggi di natura violate.

Infatti, nella medicina tibetana rimné, ossia la malattia infettiva che si propaga e diffonde nell’habitat, a prescindere dall’azione di armi o veleno, si considera derivante da dön.

Sono le leggi di natura che sovrintendono all’equilibrio dell’universo, come quel “sensore” che fa spuntare le foglie sugli alberi a primavera e poi ingiallire e cadere le foglie in autunno, in boschi e foreste. Quell’orologio interiore che muove regolarmente le maree degli oceani, la corrente dei fiumi che fluiscono a mare, l’arrivo delle grandi piogge monsoniche. Insomma, tutto ciò che garantisce la vita sul pianeta. Tuttavia, purtroppo, l’attività violenta e distruttiva dell’homo (poco) sapiens va a interferire sugli ecosistemi violati o sulla sopravvivenza di specie animali e vegetali. Per i cultori della filosofia orientale un corollario della legge inesorabile del karma. Nella cultura scientifica occidentale l’applicazione – direi letterale - della terza legge della dinamica: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

Quando, l’umanità resta coinvolta e impegnata in attività violente e dannose, come l’uccisione fino all’estinzione di animali selvaggi, in azioni distruttive e opere insostenibili (attività estrattive, taglio di foreste, dighe che devastano la vita di intere nazioni, inquinamento che produce l’immissione di veleni nell’aria, etc.), allora, è di tutta evidenza che l’equilibrio si rompe e – come si dice comunemente – la natura si “ribella”.

Ecco perché i tibetani utilizzano pratiche rituali, come offerte o altre azioni liturgiche, per pacificare queste forze sconosciute, quando vengono colpiti da epidemie, ossia malattie che colpiscono indiscriminatamente il genere umano. Qualcosa di simile a quello che faceva la Chiesa cattolica con la pratica delle quattro tempora o le rogazioni, prima che anche la teologia divenisse “scientista”.

Per la maggior parte di noi, va benissimo seguire le regole di prevenzione che ci vengono ripetute e, ormai, abbiamo imparato: seguire attentamente le norme igieniche basilari; utilizzare mascherine protettive, lavarsi bene le mani, etc.

Tuttavia, la cosa più importante è mantenere rigorosamente l’equilibrio del proprio sistema immunitario: fruire di riposo adeguato, dormire le giuste ore di sonno, avere una dieta variata, basata sull’assunzione di cibi freschi e salutari, con un buon apporto di vitamine e sali minerali, insomma seguire uno stile di vita equilibrato. Fare esercizio fisico, passeggiare ma, soprattutto, impegnarsi in attività di relax come yoga, meditazione, ginnastica dolce.

Insomma, secondo il lama medico, migliorare il sistema immunitario è l’approccio migliore per affrontare questa particolare emergenza e sconfiggere la malattia.

Un’ultima raccomandazione importante: un medico occidentale ha scritto: “fatevi monaci di clausura”, non nel senso di isolarsi dal mondo ma di non farsi bombardare di info e notizie, spesso fuorvianti e contraddittorie, che sovraccaricano la mente.

Il relax e la pace interiore sono molto, molto importanti, forse più del vaccino (che comunque ancora non c’è): troppo panico e preoccupazione sono “veleni che offuscano la mente”, indeboliscono il sistema immunitario e ci rendono più vulnerabili alla malattia contagiosa, diminuendo la nostra capacità di reagire alle infezioni esterne.

Insomma, non guardate le news in modo compulsivo sul cellulare e – soprattutto – spegnete la televisione, zittite gli imbonitori da cinescopio che ne sanno meno di noi ma speculano sulle nostre fragilità emotive e leggete un buon libro di poesie oppure – perché no? - i salmi, in particolare, vi raccomando il 90 e pure 91. Non guasta mai.

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1 Marzo 2020 21:15, Silvia ha scritto:
È vero sembra che la natura si stia ribellando alla nostra superficialità che ignorantemente e irrispettosamente la sta distruggendo

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