Presso tutti i popoli della terra la morte è un fatto univoco per chi la subisce e traumatico per chi l’osserva. Ed è proprio questo termine, “univoco”, che è messo in discussione. È la morte, veramente, la fine definitiva di un essere vivente? La vita continua dopo la morte? Il culto dei morti e i miti concernenti l’oltretomba hanno preceduto l’Homo Sapiens e sono già presenti in Africa, Asia ed Europa nel Paleolitico medio a partire da almeno 100.000 anni. Le pratiche rivolte ai morti, la sepoltura con canoni ripetitivi, il corredo funerario che accompagna il defunto nella tomba, la socializzazione dei defunti in aree a loro dedicate, indicano la presenza non solo di diffuse tradizioni, ma anche della trasmissione delle medesime, quindi indottrinamento e catechismo; non solo: l’atto di dare cibo al defunto è un atto di fede, ed è già in queste prime espressioni di fede e di culto, ovvero di religione, che si configura il concetto dualistico dell’essere e dell’esistente e si apre il confronto tra realtà virtuale e realtà psichica e tra sapere e credere…