Questa rubrica -'Echi di Riti e Miti' - da me curata, è uno spazio dedicato ai lettori che non hanno perso il gusto di guardare indietro nel tempo, quando le giornate venivano scandite dal ritmo delle stagioni, dalle ricorrenze religiose, dalle feste di paese, dalle rievocazioni storiche, da una cultura prevalentemente contadina ancorata alla terra, ai suoi frutti, ai suoi sapori.
Il tempo è stato fin troppo veloce nel distruggere tanti antichi miti e crearne di nuovi, ma ce ne sono alcuni che hanno resistito all’ingiuria del modernismo sfrenato. Essi sono quelli che ci hanno trasmesso i nonni, talora i genitori, e che ci riempiono il cuore di struggente nostalgia. Un sapore, un odore, una musica talora evocano stili di vita densi di interiorità, di riflessione, di saggezza vetusta.
Nel millennio in cui l’indifferenza e il relativismo dilagano, forse può essere utile un momento di riflessione sulle cose che contavano e, ne sono certa, ancora contano: l’amore, l’amicizia, la solidarietà, la fede, la semplicità di un abbraccio o il semplice augurio di una buona giornata.
Forse anche solo un sorriso, un gesto, qualche parola scambiata cordialmente prima di tuffarsi nella frenesia della vita moderna.
E il nostro passato? Spero resti almeno l’eco di quel mondo da cui tutti veniamo e che, tante volte, ci manca, anche se spesso non ce ne accorgiamo.
Queste considerazioni si calano armonicamente nell’Ulisse che è in ognuno di noi: il desiderio della scoperta di nuovi approdi, in cui trovare, in fondo, ancore di certezze. Il re di Itaca si muove fra mostri, maghe e regine con la disinvoltura di un uomo che cerca la pienezza umana, la soddisfazione del conoscere e del sapere, l’arricchimento culturale, il senso vero dell’essere nell’attimo fuggente della vita. Saranno le cose reali a darci le risposte che cerchiamo? O non piuttosto quell’impalpabile aura di trascendenza che riappare inattesa nella nostra mente quando ci troviamo di fronte ai grandi dubbi, alle scelte fondamentali, alla disperazione o all’esaltazione. Ben vengano, allora, gli echi dei riti e dei miti portatori di antica sapienza, di pace interiore, di elevazione spirituale, di speranza, sì, proprio di speranza.