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Giunge Natale

Il periodo delle festività natalizie è un tempo denso di tradizioni e di solenni funzioni religiose che si rinnovano da secoli, ma è anche un’occasione per riunirsi ai propri cari e rafforzare i legami affettivi.

di Daniela Quieti, 17 Dicembre 2018
TAG  natale  festività  natività  sacro 

Mancano pochi giorni al Natale, la festività più amata soprattutto dai bambini e da tutti quelli che, con cuore puro, attendono la nascita del salvatore dell’umanità.

Il periodo delle festività natalizie è un tempo denso di tradizioni e di solenni funzioni religiose che si rinnovano da secoli, ma è anche un’occasione per riunirsi ai propri cari e rafforzare i legami affettivi.

Le vie sono animate dalla straordinaria atmosfera degli addobbi, delle luci e dei colori tuttavia, nonostante l’aspetto consumistico, resta forte il significato profondo e divino del Natale, che riaccende per tutti sulla terra la fiammella della speranza in un mondo nuovo unito da sentimenti di pace e amore, proprio nel periodo dell’anno in cui le tenebre sono più lunghe.


La Natività avviene nella notte, immagine dell’oscurità del peccato prima della nascita di Colui che redimerà l’umanità intera, sconfiggendo il buio e facendo trionfare la vita sulla morte. Ogni Natale, accanto alle radici mistiche della festa, ripercorriamo i sentieri della memoria di cui la nostra anima conserva ancora l’eco, riconosciamo le orme che hanno scandito la nostra infanzia trasmettendosi per generazioni. Se ci immedesimiamo nella descrizione della nascita di Gesù da parte degli Evangelisti Luca e Matteo, percepiamo la trascendenza di quel momento unico a Betlemme, più di duemila anni fa, quando Dio si è fatto uomo per redimerci. I cristiani rievocano la pienezza di sentimenti della Notte Santa attraverso l’allestimento del simbolo più espressivo del Natale, il Presepe, che indica il modello luminoso degli ideali, dei valori e della sacralità della famiglia. Il Natale è un momento di condivisione, gioia, amore che risveglia l’anelito a un mondo altro, più nobile e buono, in cui scaldarsi nel chiarore tenue di una grotta molto più luminosa dei “non luoghi” e della “non vita” di qualsiasi umana illusione.

La raffigurazione artistica della Natività ha origini antiche. I primi cristiani usavano scolpire o dipingere le scene della venuta al mondo di Cristo nei loro spazi d’incontro. La sacra rappresentazione prende il nome dal latino praesepium, cioè recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini. Le prime immagini della Natività si trovano negli affreschi delle catacombe di Santa Priscilla e di San Sebastiano. Fu San Francesco d'Assisi il primo a rappresentare la nascita di Gesù in forma "vivente", animata dal popolo e rappresentata a Greccio la notte di Natale del 1223. San Francesco volle trasformare quella grotta in una nuova Betlemme, ponendo il bue e l’asinello nei pressi di una mangiatoia, per celebrare il grande gesto d’amore del Figlio di Dio che, con le sembianze umane, ha assunto la nostra miseria fisica e spirituale. Tale evento venne poi raffigurato da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. Arnolfo di Cambio fu il primo artista a rievocare la nascita del Redentore in forma inanimata, nel 1280, scolpendo nel legno otto statue conservate nella cripta della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Da allora la produzione artistica della Natività non si è mai fermata. Il Presepe è una rappresentazione ricca di significati. La mangiatoia, l’adorazione dei pastori e dei Re Magi, la presenza degli Angeli nel cielo riconducibili alle descrizioni di Luca e di Matteo, e altri elementi presenti nell’iconografia propria dell’arte sacra e nei Vangeli apocrifi sono simbolo di umiltà, come la grotta che ospita il Messia, respinto dai propri simili ancora prima di nascere. Il termine Betlemme in ebraico significa "Casa del Pane" e raffigura il Pane della salvezza sceso dal cielo, che oggi riceviamo nell’Eucarestia. I Re Magi, inoltre, umili e generosi, pur appartenendo alla classe dei potenti della terra, percorrono tanta strada per giungere ad adorare Gesù Bambino: ne riconoscono la grandezza inginocchiandosi davanti a Lui, rendendo omaggio alla sua regalità con lo splendore dell’oro, adorandolo e onorandolo con l’incenso e la mirra.

Il Presepe rievoca il Mistero dell’Incarnazione, il vero senso del Natale che non consiste solo nei tradizionali scambi di doni e di auguri, ormai tipici di una consuetudine omologata, ma anche nel rinnovamento del nostro credo e del nostro agire. Se ci guardiamo intorno, i problemi sono tanti: conflitti, materialismo, crisi di valori, fame che ci rendono sempre più incerti.

Natale sarà un momento di pace e condivisione, sarà santo se lo vorremo, per illuminare con l’amore l’altrui e il nostro cammino.

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