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Enigmi e Misteri

L'impronta indelebile di Alexander Campbell

Cosa nasconde l'impronta ancora visibile di una mano sulla cella numero 17 di un carcere statunitense? La misteriosa vicenda di Alexander Campbell.

di Cinzia Fidanza, 26 Aprile 2013
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impronta

Negli anni intorno al 1860 e al 1870 gli Stati Uniti furono scossi da violente proteste operaie. Nelle miniere di carbone della Pennsylvania le condizioni di lavoro erano spaventose.

Per combattere contro i proprietari di miniere, fu creata una società segreta, quella dei Mollie Maguires. Essa organizzò per la prima volta in America, uno sciopero ai danni di una compagnia mineraria. Ma la lotta si spinse troppo oltre, fomentando disordini che costarono la vita a circa centocinquanta persone.

I proprietari ricorsero allora ai servigi dell’agenzia investigativa Pinkerton, che infiltrò l’agente James McParlen nei ranghi dei Mollie Maguires. La sua testimonianza fece sì che in seguito alcuni membri della società segreta furono impiccati.

Nel 1877 tre uomini furono condannati all’impiccagione per l’assassinio di un caposquadra della Lehigh Coal and Navigation Company.

Due di loro affrontarono stoicamente la morte. Ma il terzo, Alexander Campbell, giurava di essere innocente. Mentre veniva trascinato fuori dalla sua cella, la numero 17, Campbell passò sulla polvere del pavimento il palmo della mano sinistra e lo premette contro l’intonaco del muro.

“Questa impronta della mia mano resterà qua per sempre a prova della mia innocenza!” gridò. Ripetè più volte la frase mentre, dibattendosi, veniva condotto alla forca. Dopo che la botola si fu aperta sotto di lui, gli ci vollero diciassette minuti per morire.

Campbell era morto ma l’impronta della sua mano rimase, come lui aveva predetto.

Nel 1930, quando Robert L. Bowman fu eletto sceriffo della contea del Carbone, giurò che avrebbe eliminato l’impronta, che veniva indicata come prova di una terribile ingiustizia che macchiava la storia del paese. Nel dicembre del 1931 una squadra di operai andò nella cella 17 e abbattè la parte di muro intonacato che conteneva l’impronta, sostituendola con un nuovo tratto di parete.

La mattina dopo lo sceriffo entrò nella cella, dove vide con orrore il vago profilo di una mano sull’intonaco ancora umido. Entro sera l’impronta nera di una mano era pienamente visibile.

Nel 1978 un privato cittadino s’introdusse di nascosto nella cella e cercò di cancellare l’impronta sotto uno strato di pittura, ma la mano ricomparve qualche minuto dopo sulla vernice ancora fresca.

Anche se la cella è oggi tenuta chiusa a chiave e viene aperta soltanto a qualche sporadico visitatore, l’impronta è ancora là.

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