L'Eterno Ulisse

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Rumi, il derviscio rotante aedo dell’amore

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sul numero 4 de "L'Eterno Ulisse"

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di Velia Iacovino, 26 Luglio 2013
TAG  misticismo  amore  islam 

rumi derviscio

L’amore non è mai peccato per Jalal ad-Din ar-Rumi, il più grande poeta del misticismo islamico medievale. Qualunque forma assuma, in qualunque circostanza si manifesti e qualunque epilogo abbia, è lo strumento che ci può condurre a Dio, proprio come la preghiera, la musica e la danza praticata fino all’estasi dagli iniziati della sua tekke. Io sono te, dice l’amante all’amata nei versi del mawlana di Konya, negando se stesso nel desiderio di ricongiungersi con il tutto, con la fonte che lo ha generato. Ma l’amata di Rumi non è la Beatrice idealizzata di Dante, è l’altro in carne e ossa, l’altro da sé, sineddoche di genere umano, con tutto ciò che da un’equazione del genere può discendere. Nel modo diverso di cantare l’amore di Rumi e Dante c’è il seme della definitiva divaricazione filosofica tra Occidente cristiano e Oriente musulmano prodotto dalla Scolastica con i suoi distinguo e il suo razionalismo teologico.

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