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Il Barocco Andino e il Barocco Sardo s’incontrano a Sassari

Dal 16 febbraio al 16 marzo 2017, presso la Sala Duce del Palazzo Ducale di Sassari, l’“Associazione Culturale Tabularasa”, in collaborazione con l’“Associazione Culturale Creatività Artistica” (ACCA), progetto “Studio d’Arte sul Barocco Andino” (SABA), presenta l’esposizione "Barocco Andino Contemporaneo: l’influenza dei Maestri italiani nella Scuola di Cuzco (Perú)", curata da Mario Ibba, Sabina Locatelli, Alessandro Ponzeletti e Riccardo Scotti, nella quale saranno proposte le opere pittoriche dei diversi laboratori artistici che tuttora operano in Cuzco.

di Riccardo Scotti, 13 Febbraio 2017
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Madonna di Pomata delle Piume, Scuola di Cuzco (Perú), 2013, olio su tela, cm 40x60

Dopo la “scoperta” dell’America da parte di Cristoforo Colombo, gli europei che s’insediarono nel Nuovo Mondo con l’intento d’arricchirsi saccheggiando quelle terre, sapevano che la “conquista” non sarebbe stata completa senza la destrutturazione culturale dei popoli locali. L’intervento militare, che si occupò di prevaricazione e destituire il potere politico, fu accompagnato da un processo, più lento ma egualmente efficace, di evangelizzazione, teso ad abbattere il “paganesimo” dei nativi e sostituirlo con la “vera fede” in Cristo.

Allo stesso modo della feroce azione militare, il processo di sostituzione della religione non fu privo di episodi efferati, che ottennero un’apparente conversione e, allo stesso tempo, causarono il sorgere di una legittima reazione interiore, nascosta ma sempre più forte. Al seguito dei militari e degli evangelizzatori europei giunsero nelle Colonie anche alcuni artisti, incaricati di decorare le chiese e i conventi che si stavano costruendo ovunque, utilizzando le immagini come “vangelo degli analfabeti”. In pochi anni, la crescente richiesta di opere d’arte sacra impose la necessità di formare degli artisti locali, così in America sorsero diverse Scuole di pittura e tra queste la più importante nacque in Cuzco, che era la capitale dell’Impero Incaico. I modelli da seguire furono il Manierismo e poi il Barocco, e le prime opere importanti furono eseguite da maestri italiani.

Nel 1575, il frate gesuita Bernardo Bitti fu il primo a giungere in Perú, qualche anno dopo arrivò Matteo Perez de Alessio, e poi Angelino Medoro. Nella metà del Seicento, Diego Quispe Tito era l’artista più famoso di Cuzco, e fu lui che introdusse il paesaggio nella pittura peruviana, inserendo le sue figure in rigogliose vegetazioni irreali, con prospettive distorte e svolazzanti uccelli tropicali, tutti elementi iconografici che divennero identificativi di quella Scuola. Poco alla volta, ma ineluttabilmente, gli artisti di Cuzco si staccarono dai modelli europei, inoltrandosi in un mondo popolato da arcangeli avvolti in abiti regali e che impugnavano armi da fuoco, madonne e santi rivestiti con pizzi raffinati e broccati colmi di decorazioni preziose, ampie raggiere dorate e gioielli sgargianti, dando origine al “Barocco Andino” o “Stile Meticcio”. Allo stesso tempo, alcuni tra i missionari fecero opera d’evangelizzazione trovando una reciproca identificazione tra le divinità locali e la Trinità cristiana, la Madonna, gli angeli e i santi, permettendo così il mantenimento dei miti religiosi originali e la formazione di una singolare iconografia locale.


Madonna Montagna, Scuola di Cuzco (Perú), 2013, olio su tela, cm 50x70

Tra i temi più espressivi dell’arte delle Scuole andine, ci sono le straordinarie Schiere di arcangeli, disseminate in vari luoghi sul territorio compreso tra la Bolivia e il Perú: gli Arcangeli Archibugieri, gli Arcangeli Musici e le Gerarchie. Nella prima schiera, emblematica del Barocco Andino, gli arcangeli vestono secondo l’usanza militare degli spagnoli al tempo della conquista, impugnano archibugi, lance, alabarde e bandiere, e sono considerati i protettori della casa. Nella seconda schiera gli arcangeli suonano gli strumenti musicali della tradizione europea o andina, indossano gli abiti romani o i vestiti dei militari spagnoli, e portano allegria nelle abitazioni che li ospitano.

Nella terza serie, infine, gli esseri celesti indossano gonnellini femminili che combinano con stivaletti e corazze, elmi, spade e scudi delle legioni romane, e sono identificati con gli spiriti della Natura. Il Vicereame di Spagna costituito nei territori andini, di fatto, fu l’unico luogo dove la Vergine Maria fu rappresentata come Pacha Mama (Madre Terra), una divinità molto venerata nell’ambito della religione locale, che mantenne la sua importanza anche dopo la conversione al Cristianesimo, e tutt’oggi gode di molta considerazione. L’esempio più importante ed esplicito di questa identificazione è un quadro del 1520, di autore anonimo, ora conservato presso il “Museo de la Moneda” nella città di Potosí (Bolivia).

Nel dipinto si nota l’immagine di Maria inserita nella montagna e incoronata dalla Trinità, mentre ai suoi piedi sono inginocchiati il papa Paolo III, il re Carlos V di Spagna, dei dignitari e un capo tribù indigeno. Ai lati del monte, che riproduce il “Cerro Rico” dove furono scavate le famose miniere d’argento che arricchirono la Spagna, sono rappresentati il Sole e la Luna dai volti umani e, tra i personaggi inginocchiati ai suoi piedi, la Terra, tutti elementi molto frequenti nelle rappresentazioni di quel periodo, che fanno riferimento alla religione incaica. La caratteristica iconografica fondamentale di tale sincretismo è la forma triangolare data alla Madonna, che in questo modo ricorda l’aspetto di una montagna, rappresentazione più evidente della Madre Terra. Le diverse immagini dell’iconografia mariana, perciò, soprattutto quando sono accompagnate da Gesù Bambino, si associano all’idea del nutrimento e della protezione che l’uomo andino riceve dalla Pacha Mama.


Arcangelo Archibugiere Leiele, Scuola di Cuzco (Perú), inizio sec. XXI, olio su tela, cm 80x120

Nel primo Concilio di vescovi, tenutosi a Lima nel 1551, furono stabilite le regole da adottare per l’evangelizzazione degli indigeni. Trent’anni più tardi, però, dagli Atti del terzo Concilio, emerge che l’idolatria era egualmente diffusa come all’inizio dell’evangelizzazione, e si promuove una campagna per opporvisi anche in modo drastico. Da un lato i Domenicani e i Francescani richiedevano l’abolizione dei culti atavici, mentre dall’altro i Gesuiti e gli Agostiniani cercavano di trovare i punti di conciliazione tra le diverse religioni. In quei frangenti, molte personalità tra i conquistadores e gli indios, condividevano le opinioni espresse dal gesuita José de Acosta, secondo cui la rivelazione di Dio era stata rivolta a tutti gli uomini, facendo coincidere Viracocha, la suprema divinità incaica, con il Dio del Cristianesimo, e il Sole con la sua creazione. L’identificazione, da parte della popolazione indigena, di Santiago, san Giacomo maggiore, con Illapa, dio del fulmine e del tuono, era una chiara testimonianza di questo atteggiamento diffuso.

In Cuzco, ancora oggi, varie botteghe d’arte continuano a realizzare opere pittoriche interpretando l’iconografia classica del passato. I maestri che conducono i diversi laboratori artistici, guidano gruppi di artisti incaricati di una parte del lavoro, che alla fine porta alla produzione di opere collettive e raramente firmate. I gruppi di artisti e artigiani che collaborano alla produzione dei dipinti, generalmente sono di cinque o sei persone, sebbene non sia raro trovare dei laboratori costituiti da nuclei familiari, e formati da due o tre persone.

Le tecniche artistiche sono trasmesse dal maestro agli allievi, attraverso un procedimento d’insegnamento-apprendimento graduale e costante, che solitamente dura alcuni anni. Per questa ragione, spesso gli apprendisti fanno parte dello stesso nucleo famigliare o, in caso contrario, vivono in ambienti annessi al medesimo laboratorio, come nelle botteghe medievali europee. La peculiarità di questi dipinti a olio è che non si tratta di semplici riproduzioni delle opere antiche, ma di variazioni sull’iconografia classica, ogni volta interpretata in modo diverso. Questo processo è paragonabile a quello che avviene nella realizzazione delle icone bizantine, dove solo pochi maestri ispirati possono inventare nuove immagini, ma tutti i pittori, inevitabilmente, pongono qualcosa di proprio.


Sette Arcangelini Suonatori, Scuola di Cuzco (Perú), inizio sec. XXI, olio su tela, cm 95x37













Con questo rilevante evento espositivo, allestito presso la “Sala G. Duce” del settecentesco Palazzo Ducale di Sassari, si offre l’opportunità di apprezzare una significativa ed esaustiva varietà di dipinti realizzati nei laboratori artistici di Cuzco.

Nell’ambito del ciclo di mostre intitolato “Viaggio nei continenti attraverso l'arte”, l’Associazione Culturale sarda Tabularasa, in collaborazione con l’Associazione Culturale Creatività Artistica (ACCA), presenta l’esposizione Barocco Andino Contemporaneo: L’influenza dei Maestri italiani nella Scuola di Cuzco (Perú), come momento di riflessione sulle connessioni tra le diverse culture. Va evidenziata, in particolare, la presenza di tessuti come i merletti, che ebbero origine in Italia e dal ‘500 sono attestati in Sardegna, e i broccati, che sul territorio italiano si diffusero nella stessa epoca, e furono utilizzati nella confezione di capi di vestiario prestigiosi, come i preziosi costumi tradizionali sardi.

Dal 16 febbraio al 16 marzo 2017, presso la Sala Duce del Palazzo Ducale di Sassari, l’“Associazione Culturale Tabularasa”, in collaborazione con l’“Associazione Culturale Creatività Artistica” (ACCA), progetto “Studio d’Arte sul Barocco Andino” (SABA), presenta l’esposizione Barocco Andino Contemporaneo: l’influenza dei Maestri italiani nella Scuola di Cuzco (Perú), curata da Mario Ibba, Sabina Locatelli, Alessandro Ponzeletti e Riccardo Scotti, nella quale saranno proposte le opere pittoriche dei diversi laboratori artistici che tuttora operano in Cuzco.

L’esposizione, è patrocinata dalla Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna, dal Comune di Sassari Assessorato alla Cultura e dalla Fondazione di Sardegna, oltre che dalla Escuela Superior Autónoma de Bellas Artes “Diego Quispe Tito”, di Cuzco.

Sostenitori: Belle Epoque (Alghero), Comunica Sassari.

Palazzo Ducale - Piazza del Comune - Sassari

Barocco Andino Contemporaneo: l’influenza dei Maestri italiani nella Scuola di Cuzco (Perú)

dal 16 febbraio al 16 marzo 2017; da lunedì a venerdì dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,00; sabato dalle 10,00 alle 13,00; domenica chiuso.

Sono previste visite guidate. Ingresso libero.

Evento collaterale presso

Galleria Antiquaria “Belle Epoque” - Via Columbano, 31 - Alghero (SS)

Arcangeli, madonne e santi: Influenza europea e preincaica sull’iconografia del Barocco Andino.

dal 18 febbraio al 15 marzo 2017; tutti i giorni, domenica compresa, dalle 10,30 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00.

Ingresso libero.

Contatti

www.accaverde.org

www.baroccoandino.com

e-mail: info@accaverde.org / info@baroccoandino.com

cell.: 339387633 - Alessandro Ponzeletti, presidente dell’“Associazione Tabularasa”

cell.: 3463546257 - Mario Ibba, per l’“Associazione Tabularasa”

e-mail: tabularasa.sassari@gmail.com

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