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“Threni”: a Savona la mostra di Vincenzo Sorrentino

Quaranta tavole, ispirate dall’antico libro delle Lamentazioni, in cui l'artista cerca di inquadrare i fatti raccontati dal profeta Geremia. Sarà aperta fino al 30 giugno a Palazzo Tagliaferro di Andora (Sv), la mostra di Vincenzo Sorrentino "THRENI id est lamentationes ieremiae prophetae".

di Chiara Gnocchi , 30 Maggio 2016
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Sarà aperta fino al 30 giugno a Palazzo Tagliaferro di Andora (Sv), la mostra di Vincenzo Sorrentino "THRENI id est lamentationes ieremiae prophetae"

È stata inaugurata a Palazzo Tagliaferro di Andora (Sv) la mostra "THRENI id est lamentationes ieremiae prophetae" - opera grafica in 40 tavole 1985 - 1987 - realizzate da Vincenzo Sorrentino artista e docente di Teoria e tecnica dell'affresco presso l'Accademia di Brera di Milano.

La presentazione è avvenuta attraverso una conferenza tematica alla presenza di Don Gabriele Maria Corini Direttore dell'ufficio diocesano per la Pastorale della cultura e docente di Ebraico ed Antico Testamento presso la facoltà Teologica di Milano; Rav Giuseppe Momigliano Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Genova, Presidente dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia;  l'artista Vincenzo Sorrentino;  coordinati da Marco Gervino -giornalista e direttore de "Il Letimbro".

Un incontro interreligioso di intensa riflessione e dialogo attraverso l'arte, esplicando ed attualizzando il tema dell'opera, di particolare forza espressiva, che nasce da un interesse di approfondimento e studio di Sorrentino per la letteratura profetica che l'ha condotto a studi di teologia e filosofia presso la facoltà teologica San Luigi di Napoli.

THRENI in latino volgare significa "lamenti", in ebraico echâh -"Ah, come"- dalla prima parola con cui inizia il libro che nella nostra Bibbia è noto come LAMENTAZIONI - testo che nell'Antico Testamento per tradizione attribuisce la paternità al profeta Geremia - in cui si esprime tutto il dolore dinnanzi alla presa e distruzione di Gerusalemme per opera di Nabucodonosor re di Babilonia.  È composto da cinque poemi inseriti nella raccolta degli Agiografi che parlano della distruzione, del giudizio e del dolore di Dio, concludendosi tutti (tranne il quarto) con una preghiera. Le frasi che compongono il poema rappresentano una forza poetica evocativa.

L'opera di Vincenzo Sorrentino è unica perché è riuscito a tradurre in immagini ciò che nei poemi è descritto per allegoria, rendendo ad esempio laddove si parla dell'assedio della città un vero e proprio "reportage di guerra disegnato". 

Rispetto a trent'anni fa, quando l'artista ne inizia la realizzazione, riscontriamo ai giorni nostri tragicamente un'attualità sia della sua opera nel testo biblico che nelle immagini. Stiamo assistendo infatti ad un ritorno e ad una "violenza dal carattere arcaico".

Come spiega Don Corini "il profeta in senso biblico è colui che ha la capacità di interpretare la storia a nome di Dio, ascolto e trasmissione di un messaggio".

Lamentationes è un grido di sofferenza che sale a Dio, il dramma interiore dell'uomo che si interroga e dinnanzi all'afflizione c'è un giusto sfogo, che senso ha tutto questo? Perché tutto questo? La lamentazione "è una preghiera, un appello che sale al Signore, che scuote l'anima nel desiderio di purgarla e rivedere il volto di Dio".

Integra la spiegazione Rav Momigliano: "è una tragedia che ha segnato l'identità ebraica; della sofferenza, morte, distruzione, tortura, accompagnata dal ricordo del passato che rende ancora più duro il presente. L'uomo allontanandosi da Dio rinnega se stesso, si affida ad altre vie che portano alla tragedia".

Addirittura nel momento del matrimonio - quindi di una grande gioia - lo sposo nel rito della rottura del bicchiere (bicchiere di vetro che poco prima, pieno di vino, il rabbino celebrante porge allo sposo e alla sposa perché ne bevano insieme la prima volta) recita la frase "... se ti dimenticherò Gerusalemme". Questa frase sintetizza l'impegno per ogni ebreo di non dimenticare mai la perdita di Gerusalemme. Le lamentationes possono essere lette come un lungo giorno di "Dies Irae".

In ogni tavola grafica c'è una lettera dell'alfabeto ebraico e il versetto corrispondente in cui leggere la traduzione in immagini dell'artista.

Una mostra che colpisce per la precisione stilistica dell'opera di cupa e inquietante bellezza, che incuriosisce il visitatore ad approfondire la complessa e affascinante produzione artistica di Vincenzo Sorrentino.

La mostra sarà aperta fino al 30 giugno presso la sala del Museo Mineralogico "Luciano Dabroi" di Palazzo Tagliaferro.

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