L'Eterno Ulisse

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Immaginario e Immaginazione

La Dottoressa in bikini ed altri racconti

Vi proponiamo il racconto dell'autore Giuseppe La Greca, vincitore del Concorso letterario della Aletti Editore di Roma, e del secondo premio del Concorso Letterario indetto nel 2019 dall'associazione Amici della Sapienza di Messina.

di Giuseppe La Greca, 27 Febbraio 2021
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La raccolta di racconti si snoda nelle isole minori della Sicilia: Alicudi (Le tre sorelle), Favignana (Fughe in prigione), Filicudi (Il giorno che venne ucciso il bue marino, La rivolta contro i mafiosi, Letto a tre piazze), Lampedusa (Distruggeremo Lampedusa), Linosa (Quaranta giorni a Linosa), Lipari (Il freccia di Messina), Marettimo (Visti a Marettimo, li prenderemo), Panarea (L'isola di Monica Vitti, Ritorno a Lisca Bianca), Pantelleria (Salto La Vecchia), Ustica (Punta dell'Omo morto), Stromboli (Mon amour), Vulcano (Anna Magnani, l'isola di Mike, Anonima sequestri) e Salina. Alcuni dei racconti sono liberamente ispirati a dei fatti avvenuti nelle singole isole, anche l'ambientazione di sfondo si rifà al contesto reale, suppur ripreso in chiave fiction. Le storie narrate sono del tutto frutto dell'immaginazione, così come sono fittizzi, o usati in modo fittizio, nomi, personaggi e luoghi. I racconti non hanno la pretesa di dare un giudizio o una descrizione veritiere di quei periodi storici.

La dottoressa in Bikini

La domenica del 24 agosto 1975 la quiete dell’isola di Salina venne bruscamente interrotta da un avvenimento che trovò spazio in prima pagina in tutte le testate regionali e nazionali: l’incredibile licenziamento, avvenuto qualche giorno prima, della dottoressa Abate, assunta da circa un mese da parte del sindaco, Manfrè (53 anni, sindaco da 22 anni, operatore economico nel settore del surgelato, ex insegnante di applicazioni tecniche, ora in pensione).

Agnese Abate, alta e slanciata, con una carnagione olivastra abbronzata dai raggi del sole dell’estate mediterranea, capelli chiari e lunghi sciolti sulle spalle, grandi occhi castani e fisico da pin-up, arriva a Salina il 23 luglio, chiamata con urgenza dal sindaco che le telefonò poco prima di andare in ferie. Il posto di medico condotto e di ufficiale sanitario era scoperto e certo in piena estate, quando nelle Eolie i turisti arrivano a valanga, non si può lasciare la gente senza assistenza. Così la dottoressa Abate si insedia dell’ambulatorio che le consegna il vicesindaco, Elbano Tobia: «Dottoressa – le sussurra – noi certo non possiamo mettere il naso nelle sue amicizie private, ma mi dia retta ed ascolti il mio consiglio; non si metta contro il sindaco, non gli faccia politica contro, per il suo bene. Buon lavoro».

Il medico si mette al lavoro, fa le sue brave visite, va in casa dei malati, riordina l’ambulatorio ma si trova ben presto di fronte ai primi ostacoli.

Racconterà ai giornalisti: «ho avuto il mio bel da fare per racimolare almeno il materiale di pronto soccorso che mancava in ambulatorio. Ho fatto due richieste al sindaco per avere cotone, garze, siringhe e punti per suture. Mai una risposta».

Quando a ferragosto il Sindaco rientra a Salina dichiarerà ai giornalisti di essere stato letteralmente assaltato e sommerso dalle proteste di villeggianti e abitanti, che si lamentavano del comportamento troppo liberale del medico. Il risultato: un licenziamento in tronco, spietato, “selvaggio”. La dottoressa se l’è visto consegnare dal sindaco scortato da tre vigili urbani e quasi non credeva ai suoi occhi quando ha letto la principale accusa contro di sé: «nell’ambulatorio le persone che vi abitano girano in costume da bagno per i locali e la stessa dottoressa visita i pazienti in bikini assai succinto destando stupore e scandalo fra i pazienti e i cittadini a conoscenza del fatto». Proseguiva il sindaco che si diceva in giro che il medico condotto ricevesse e visitasse in bikini; che spesso chiudeva l'ambulatorio a una certa ora del giorno, intorno alle 11 per essere precisi, sospendendo l’assistenza per «andare a fare il bagno»; che lo stesso ambulatorio era divenuto una sorta di caravan serraglio per la presenza di uno stuolo di familiari e ospiti. Agnese Abate, dal canto suo, aveva replicato dicendo che al suo arrivo l’ambulatorio mancava anche del materiale di pronto soccorso. «Mi accusano di chissà che cosa — si difendeva con forza la giovane — ma io ho la coscienza a posto. La storia del bikini è tutta una montatura. A Salina d’estate vanno tutti in costume con il caldo che c’è. Io però in orario d’ambulatorio dalle 9 alle 11, mi vestivo con tanto di camice, sudavo e ricevevo i clienti. Poi andavo sulla spiaggia, se avevo tempo, certo, in bikini. Me lo posso permettere. Nei casi urgenti, fuori dagli orari l’ambulatorio, è potuto anche capitare che aprissi la porta d’ingresso in costume, ma ero a casa mia e poi, comunque, mi rivestivo subito e visitavo indossando il camice. Su questo posso giurare e ho testimoni a bizzeffe. Se disordine c'era non ero io che lo creavo e neanche i miei genitori che qualche volta ho avuto ospiti.

Se per Manfrè il caso Abate è chiuso, per la dottoressa no. Ha già interessato l'Ordine dei medici, il medico provinciale, i sindacati. S'è rivolta a un legale per adire la Procura della Repubblica. «Io — dichiarava la giovane donna — sono stata colpita nella mia onorabilità e nella mia reputazione. Per me il sindaco è fuori di sé. Andrò fino in fondo e chi deve pagare pagherà».

Il sindaco non sembrava preoccupato del fatto che la giovane donna avesse impugnato il provvedimento: «Abbiamo – diceva – un’ampia documentazione a conforto delle nostre ragioni».

I giornalisti erano sbarcati numerosi il giorno dopo a caccia di interviste e dichiarazioni. Ecco le principali testate: la Stampa («Giovane messinese, medico condotto in un’isola delle Eolie Licenziata: visitava in bikini».), Il Corriere della Sera («Sindaco licenzia la dottoressa: Riceveva i pazienti in bikini»), il Mattino («Visitava i pazienti in bikini: licenziata dalla Giunta comunale»), il Giornale di Montanelli («Licenziata una dottoressa: curava i malati in “bikini”»).

Perché è stata licenziata la dottoressa Abate, medico condotto e ufficiale sanitario di Salina? Si chiedevano i giornalisti. La delibera sul bikini della dottoressa aveva dato l'occasione a tutti i giornali italiani e a molti organi di stampa stranieri di titolare a caratteri marcati sull'avvenimento, con corredo di fotografie ritraenti la «medichessa» mentre in generoso «due pezzi» posava sul bagnasciuga; ma attorno al licenziamento in tronco della dottoressa si addensano molti interrogativi che la delibera non soddisfa pienamente. Sorprende soprattutto il modo brusco con il quale il «summit» municipale ha liquidato il medico condotto assunto appena un mese prima. Tutti i quotidiani scrivevano della reazione della dottoressa alle accuse del sindaco e approfondivano gli aspetti che erano stati trascurati. “Ma cosa c’è allora dietro tutta questa storia che ha fatto parlare turisti e abitanti delle Eolie”, si chiedevano i giornalisti. La dottoressa sostiene tra l’altro di non essere stata ben vista sin dalla volta in cui denunciò la grave situazione igienica di Salina, specie per quanto riguarda il rifornimento idrico che nelle Eolie avviene con navi cisterna.

Ha denunciato che quasi tutti i serbatoi sono scoperti, che nell’acqua si trovano spesso vermi e che non viene sufficientemente clorata.

Agnese Abate, frattanto, rimaneva disoccupata. La giovane dottoressa aveva ricevuto centinaia di attestati di solidarietà, anche dall’estero e vari inviti di ospedali italiani, inglesi, francesi, e persino da Nairobi, che le offrivano un posto.

Il 25 marzo del 1977, a quasi due anni di distanza, il sindaco Manfrè, veniva sospeso, per un mese dalla carica e dalle funzioni di consigliere comunale con provvedimento del pretore di Lipari, dott. Giovanni Ingrassia. Le vicende che avevano fatto scattare l'indagine riguardavano la denunzia a suo tempo presentata della dottoressa Abate.

L’11 aprile del 1978 la Dottoressa veniva reintegrata. Visitare i pazienti in bikini «non è rilevante sotto il profilo della sanità pubblica», aveva stabilito il tribunale amministrativo regionale di Catania; il TAR aveva accertato che vi era stato «il deliberato proposito di licenziare» e che le presunte lamentele dei pazienti della dottoressa, relative al suo abbigliamento, sarebbero state «rimovibili con semplice avvertimento».

Il tar di Catania disponeva l’immediata riassunzione di Agnese Abate e il versamento dell’intera retribuzione dalla data del licenziamento. Era l'ultima parola sulla grottesca vicenda.

***

Questa è una sintesi del racconto inserito in una raccolta di racconti inviata al Concorso letterario della Aletti Editore di Roma. Il solo racconto della “Dottoressa in Bikini”, inoltre, si è aggiundicato il 2 premio del concorso letterario indetto nel 2019 dall'associazione Amici della Sapienza di Messina.

II° Premio - Giuseppe La Greca – La dottoressa in bikini - (T.R.) - Scrittore attento e osservatore di vicendeumane, che sa descrivere in modo razionale e appropriato gli sviluppi di un episodio realmente accaduto nell’isola di Salina. Si rivela un fine tessitore della trama, come se scaturisse spontaneamente per un minuscolo bikini, indossato da una bella dottoressa durante le visite mediche. Si accosta alla narrazione con un leggero velo di amara riflessione e ricchezza di pensiero in situazioni ed esperienze non insolite , ma vere che conferiscono credibilità alla dinamica del dialo go non del tutto costruito . (T.R.)

Abitare In Salute
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