L'Eterno Ulisse

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Piccolo Tibet. Alla scoperta di Bylakuppe

In uscita il nuovo libro della collana I Viaggi de L'Eterno Ulisse dedicato ad un’area remota nel sud dell’India: il Tibet

di Maria Pia Fiorentino, 10 Luglio 2018
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Copertina libro, Edizioni Ludica

Alcuni anni fa la collana “I viaggi dell’Eterno Ulisse” è stata inaugurata dalla pubblicazione Sette passi in Tibet, cronache di spiriti erranti, proseguita, poi, con Mustang, scrigno segreto dell'Himalaya e, ancora, con lo straordinario reportage di viaggio dal titolo: Mongolia, il respiro del deserto. Rigel Langella ed Ernesto De Angelis ci conducono ora in una emozionante avventura nel Piccolo Tibet, un’area remota nel sud dell’India, nello stato del Karnataka, molto distante sotto il profilo geografico dal luogo originale. In questo articolato viaggio tra le memorie della diaspora, i nostri autori sembrano cimentarsi nel tentativo «di rimettere insieme l’archetipo primordiale in una sorta di viaggio di Iside per ricomporre le membra disperse di Osiride» recuperando un tassello basilare del grande incompiuto mosaico tibetano. La presenza massiccia di profughi, che cercano di preservare con tenacia le loro tradizioni assieme a una fede salda, sono la tangibile testimonianza di un pezzo di storia tendenzialmente dimenticata, scritta col sangue e il sudore di questo straordinario popolo, capace di integrarsi, pur mantenendo integra la propria identità. In proposito il Dalai Lama ricorda che, quando migliaia di tibetani in fuga si rifugiarono in India, erano degli estranei: «le uniche cose che conoscevamo erano il cielo e la terra…».


Nonostante tutto, sono riusciti a tenere vive lingua, cultura e conoscenze, ricostituendo una comunità coesa che sa vivere tra cielo e terra e che, indiscutibilmente, è depositaria di una delle grandi scienze-madri dell’umanità. A distanza di lustri e decenni la resistenza, la perseveranza e la forza mite del popolo tibetano hanno avuto la meglio su ogni avversità, e questi campi profughi sono ora vere e proprie città giardino. Con una calibrata e suggestiva successione di parole, e bellissime immagini, gli autori ci conducono magistralmente, ancora una volta, in un viaggio che si ha la sensazione di condividere, seppure virtualmente, cogliendo insieme a loro “la bellezza dell’attimo che separa il passato dal futuro: da ciò che più non è a ciò che ancora non è, tra albe e tramonti infuocati”. Per cogliere in pieno il messaggio profondo di questa avventura in cui i nostri viaggiatori ci coinvolgono senza costringerci necessariamente a spostarci in loco per assaporarla, vogliamo soffermarci su quanto ribadisce Rigel Langella: «Viaggio e vacanza non sono la stessa cosa.


Un conto sono i resort, i villaggi all-inclusive, i gruppi (…) e un conto, invece, la vita del viaggiatore indipendente, sempre più raro a vedersi in giro. Organizzarsi un viaggio “sfonda le scarpe” o “sfonda la schiena” e richiede un sacco di tempo: prima (per organizzarselo da soli, far coincidere periodi liberi, voli a prezzi abbordabili, clima e tanto di più), durante (per farlo in tempi umanamente accettabili, intenzionati a vedere e non solo a guardare), dopo (per riprendersi dallo stress)».

E, dunque, nell’invitarvi a leggere e immergervi in questo entusiasmante reportage sul Piccolo Tibet, chiudiamo con un pensiero che appartiene agli autori, ma che vi invitiamo a fare vostro: «Il viaggio è ricerca di aure perdute, di atmosfere (…) è uno spostamento in verticale e non in orizzontale (…) e, come raccomandava Seneca nelle Lettere a Lucilio, non bisogna raggiungere l’altrove, ma diventare “un altro”».

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