Confesso che mi accostai con una celata riluttanza alle pagine che Gabriele poggiò sul tavolo in quella mattina assolata, invitandomi a leggerle con lui, dopo avermi fatto una breve, enigmatica premessa: “Sei la prima a cui lo comunico. Si tratta di un racconto, di un romanzo per la precisione; ma mentre lo scrivevo, nel Cenacolo di Leonardo da Vinci, grazie a Dan Brown, ho fatto una scoperta sensazionale! Leonardo mi ha accompagnato passo dopo passo in questa singolare rivelazione, ma ho bisogno del tuo parere e della tua visione critica. Non ti lascio queste pagine perché voglio che tu le legga ora, insieme a me, e che poi mi dica in tutta sincerità cosa ne pensi…”.
Ancor prima di quelle pagine, era ciò che avevo letto nei suoi occhi ad avermi lasciato perplessa. Ero abituata a vedere in Gabriele la misurata gestualità del medico che riecheggiava in lui anche nel suo quotidiano a prescindere dagli orari in cui indossava il camice, pertanto quel mix di euforia e mistero che adesso ravvisavo in lui mi inquietarono. Sapevo già che stilisticamente non avrei avuto nulla da eccepire, ma mi sentivo imbarazzata all’idea di manifestare apertamente la mia disapprovazione per lo spunto da cui mi aveva detto di aver fatto partire il suo racconto.
Pur riconoscendo al Codice da Vinci e a Dan Brown il grande merito di aver scritto un romanzo di sicuro successo e di aver aperto ad un vastissimo pubblico la finestra su un simbolismo riservato a pochi, trovavo esagerato, tuttavia, il fiume di inchiostro sprecato da un esercito di autori che si erano cimentati a posteriori in analisi a mio avviso sterili e troppo spesso scontate. Farne dunque il punto di partenza per un ennesimo saggio, o racconto che fosse, lo ritenevo banale e respingente. E poi … trovavo presuntuoso cimentarsi con Leonardo da Vinci - un gigante il cui inafferrabile genio non si era mai prestato a semplicistiche interpretazioni -. Come dire, quindi, a Gabriele che dissentivo dal taglio che pensavo avesse dato al suo libro? Cercavo di elaborare le parole giuste per essere coerente col difficile ruolo che mi aveva affidato, ma scelsi la via del silenzio.
Iniziai, perciò, a leggere ad alta voce quelle pagine seguendo con distacco il suono delle parole che si susseguivano nel pacato svolgimento di un racconto che mi ripromettevo di valutare con lui criticamente, sia sotto il profilo strutturale che contenutistico, cercando di tenere a bada le mie prevenute considerazioni, quando, ad un tratto, la trama del racconto finalmente mi afferrò ed una sincera curiosità mi spinse ad esclamare: “Incredibile! Ma … dici davvero? Non posso crederci! Fammi vedere!”. Girai la pagina successiva per guardare l’immagine alla quale il testo di Gabriele si riferiva, ed avvicinai e allontanai più volte, incredula, l’immagine in questione, strizzando gli occhi per verificare che non fosse un abbaglio...
Gabriele aveva ragione! C’era nel Cenacolo di Leonardo un elemento straordinario che se fosse stato individuato dallo stesso Dan Brown avrebbe certamente inficiato e sconvolto persino la trama che sapientemente aveva costruito intorno al suo romanzo. Ma non solo… Quello stesso misterioso simbolo conteneva qualcosa di ancora più inverosimile, che ai miei occhi apparve come un’ulteriore conferma a tante ricerche svolte intorno al mistero del Graal. Non riuscii a nascondere a Gabriele il mio entusiasmo.
Stupore e coinvolgimento mi accompagnarono, poi, sino all’ultima di quelle pagine che continuai a leggere in un crescendo di riflessioni. Ma il racconto che Gabriele aveva condiviso con me, quella mattina, era solo l’inizio della sua personale avventura.
Ora che la prima stesura definitiva del racconto di Gabriele è pronta per andare alle stampe, mentre mi appresto ad aderire alla sua richiesta di scriverne la prefazione, mi è venuto spontaneo ripercorrere con la memoria quei primi passi che, da quel momento in poi, si inoltrarono pian piano lungo un sentiero ridondante di colpi di scena e di intriganti stimoli per lo spirito e per la ragione.
L’evoluzione del percorso esperienziale seguito dall’autore va di pari passo con l’immane ricerca storico–scientifica che caratterizza lo svolgimento della trama: arte, storia, filosofia, esoterismo, simbolismo e scienza, infatti, si alternano, o interagiscono, in un calibrato ritmo all’interno del quale autentiche citazioni fanno davvero di Leonardo l’interlocutore principale del racconto, tanto da farlo sembrare incline, con le sue stesse parole, ad approvare le articolate congetture contemplate da Gabriele Montera.
Ed è così che - in compagnia di Leonardo, e grazie ai carismatici incontri, virtuali e reali, che hanno costellato il viaggio dell’autore -, Il Calice Svelato ha preso corpo, man mano, offrendosi ora al lettore con la certezza di riuscire a tenere alta la soglia della sua attenzione fino all’ultima pagina, ri-velandosi, alla stregua di un simbolo, “in funzione della maturità di chi lo ‘osserva’”, con l’intento di lasciare a chiunque l’opportunità di trovare, se lo desidera, la propria chiave per spalancare la porta su una nuova, e particolarissima, esperienza interiore.
17 Novembre 2012 16:53, Giovanna Baglione ha scritto:
Una scoperta eccezionale nella quotidianità di un professionista cosentino. La visita a Santa Maria delle Grazie durante un breve soggiorno milanese segnerà la sua vita. Il Cenacolo di Leonardo diverrà linfa per approfondimenti importanti. Il Calice, il Sacro Graal, gli appare e prende forma, materializzandosi dall'architettura dell'affresco. E da quel particolare, l'evolversi di nuove congetture, di ricerche approfondite in vari campi del sapere. A volte, ma con maggior frequenza di quanto si pensi, il sottotitolo di un'opera letteraria parla più del titolo stesso; ed è quanto, a mio avviso, avviene in questo caso. Il calice, nel suo svelarsi, è l'immagine concreta di una consapevolezza di sé che prende corpo man mano, a volte "inconsapevolmente", nel senso che la ragione non sempre se ne avvede appieno, ma che lo spirito avverte potente. Ed è a questo punto che inizia il "viaggio", "insolito" in quanto interiore. L'evento esterno, importante, grandioso, è solo il punto di avvio di mutamenti interiori che ne scatenano altri, più tangibili forse, ma non meno significativi. Lo sguardo stanco si posa inconscio su un'immagine collocata temporaneamente ai piedi di una libreria, e ne è catturato, indelebilmente rapito in un viaggio nello spazio e nel tempo, in una dimensione in cui arte, storia, religione, filosofia, fisica e arcano si mescolano. Una frenesia si impossessa del corpo e della mente ... un'occhiata d'insieme, poi più ravvicinata, la ricerca della giusta luce, l'inclinazione dello sguardo, o dell'oggetto indagato, lo scrutare, a volte convulso, fra macchie e chiaroscuri, il perdersi nella trama dello sfondo e il riemergere in un nuovo dettaglio. E' facile poter descrivere il processo, poiché diventa esperienza personale vissuta dal lettore, che viene trascinato da ogni nuovo indizio descritto dall'autore e contemporaneamente dai rinnovati stimoli che la sua mente crea nell'indagine minuziosa delle immagini e nella ricerca spasmodica di nuovi elementi. Ed ecco che, sopra il calice svelato, prende corpo un volto emaciato ed inconfondibile, dai lineamenti sofferti che, pur nel loro sfumarsi nelle macchie dell'intonaco, trasmettono forza magnetica. Suggestioni? Intuizioni? Scoperte? Non è la meta che conta, ma il percorso che ci conduce.