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'Metamorfosi del Graal', tra racconto e avventura il simbolo di un'eterna ricerca di senso

Arriva in libreria proprio in questi giorni il nuovo libro di Francesco Zambon, docente di Filologia romanza all'Università di Trento. Il testo, intitolato 'Metamorfosi del Graal' (Carocci editore), sarà presentato il 7 ottobre presso il Teatro Vascello di Roma.

di Redazione , 30 Settembre 2013
TAG  graal  ricerca  filologia  medioevo  miti  letteratura 

metamorfosi del graal
'Metamorfosi del Graal' di Francesco Zambon (Carocci editore)

“Il Graal è un luogo dello spirito. Il simbolo di un'eterna ricerca del senso del mondo e di sé”. Francesco Zambon, docente di Filologia romanza all'Università di Trento, parla così all'Adnkronos del suo libro 'Metamorfosi del Graal' (Carocci editore), in questi giorni in libreria. Fin dalla sua apparizione sulla scena letteraria, verso la fine del XII secolo, il Graal si presenta come un oggetto inafferrabile. Dal significato originario di grande piatto fondo nel quale si portavano cibi come grossi pesci e carni, nella cavalcata dei tempi il Graal conosce diverse 'metamorfosi': gli autori gli danno un senso e una forma diversa: diventa un vaso o un calice, ma anche una pietra, come nel 'Parzival' di Wolfram von Eschenbach. E le 'metamorfosi' del Graal non finiscono con la sua storia medioevale.

Dopo una lunga eclisse, il mito fu infatti recuperato in maniera originale da alcuni autori ottocenteschi, in particolare da Richard Wagner: il suo Parsifal è all’origine di un nuovo 'ciclo del Graal' che comprende opere teatrali, narrative o cinematografiche. Un ciclo al quale appartengono anche recenti successi come 'Il Codice da Vinci', di Dan Brown. Nel Medioveo, sottolinea ancora lo studioso, la chiave per decodificare il Graal è “essenzialmente centrata sulla credenza in Cristo. Non è mai esistito un Graal reale, ma le ricerche dei Cavalieri sono dei percorsi iniziatici che comportano prove di carattere sia materiale sia spirituale. Anche le loro avventure sono iniziatiche: prove per passi successivi verso un obiettivo religioso. Sullo sfondo, l'utopia della pace e il sogno di conciliare Oriente e Occidente”.

“Ognuno lo declina modo suo - rimarca lo studioso - ma il Graal resta una grande icona della ricerca del divino da parte dell'uomo. Ricerca di una identità profonda, di un sé che nonostante la notte continua a guardare a Dio. Graal è dunque la cifra del racconto, di quella che in termini medievali si può chiamare l'avventura. Le vicende con cui il Cavaliere conquista la propria identità profonda e realizza il compito che gli è assegnato nella storia. Un compito terreno, a servizio della società, ma anche spirituale. Una ricerca senza fine di verità, che può anche non essere conquistato da molti Cavalieri”.

In questi racconti, infatti, solo pochi Cavalieri sono destinati a vedere il Graal. Ma questa non è la fine: “Anche le avventure degli altri Cavalieri ruotano attorno a questo centro”. Un desiderio di verità che non può trovare rappresentazione se non per le vie ineguali e fascinose del racconto. “Il Graal - spiega quindi Zambon - è un mito letterario che sta al centro di alcuni romanzi medioevali. Si tratta del simbolo della presenza divina sulla terra, oggetto di una ricerca spirituale senza fine ma che in questi romanzi diventa anche esplorazione della vera identità del Cavaliere e del suo ruolo nella società”.

“Il Graal è un luogo dell'anima - sottolinea ancora il docente di Filologia romanza all'Università di Trento - che nei testi del Medioevo è sempre rappresentato da un oggetto reale che si trova in un luogo preciso. Da qui, in epoca moderna, l'idea un po' ingenua dell'esistenza di qualcosa che si identifica come Graal ed è nascosto in qualche parte del mondo, e la sua identificazione con vari oggetti reali che si suppone siano esistiti”. Questo Graal romanzesco “è in qualche modo la sintesi di tutte quelle reliquie che esistevano in Terrasanta e a Costantinopoli, legate alla presenza del Cristo sulla terra. Non a caso, in alcuni romanzi medioevali, il Graal si ritiene legato al corpo o al sangue di Cristo”.

Anche il testo fondatore dell'Ordine dei Templari, il 'De Laude Novae Militiae' di S. Bernardo, sottolinea l'autore, “presenta molti punti di contatto con l'ideologia del Graal, presente nei romanzi in prosa degli inizi del tredicesimo secolo e largamente influenzati dalla teologia cistercense. Ma il Graal non è un oggetto - ribadisce Zambon - è una ricerca di un'Oriente del cuore, e di un senso della storia”. Un mito, perché racconto fondativo di un eterno presente.

A cura del Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia, il libro 'Metamorfosi del Graal' sarà presentato il prossimo 7 ottobre, presso il Teatro 'Il Vascello', a Roma (via Giacinto Carini n. 78), con inizio alle 19. Con l'autore ne discuteranno Franco Cardini (Istituto Italiano di Scienze Umane) e Mario Mancini (Università di Bologna). Le conclusioni sono affidate a Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia.

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