“A chicco a chicco si raccoglie l’oliva”: è un rito, quello della raccolta delle olive, che si svolge in autunno fin dall’antichità e richiede la pazienza e la fatica di molti giorni.
Il mito racconta che la maestosa e nobile pianta di ulivo sarebbe germogliata in conseguenza di una disputa fra gli dei Poseidone e Atena, i quali si contendevano la supremazia di un territorio.
Per propiziarsi l’appoggio degli abitanti dell’Attica, Poseidone donò a essi un bellissimo cavallo, simbolo di prestanza e audacia, mentre Atena piantò nella loro terra la sua lancia, da cui sbocciò un arbusto dai frutti pieni di aureo fluido, simbolo di unione e armonia.
Il popolo scelse quest’ultimo regalo e denominò la città Atene.
L’ulivo divenne così emblema di pace e l’olio fu tenuto in grande considerazione non solo per l’utilizzo alimentare ma anche per le finalità curative, religiose e rituali.
Nel Vecchio Testamento Noé mandò una colomba a cercare terra dopo il diluvio ed essa annunciò il ritiro delle acque tornando con un ramoscello di ulivo nel becco.
Ma anche altri culti e profezie rimandano spesso a una terra promessa che produce ulivo, oltre a grano, uva e miele. Ed è con l’olio che si impartiscono il battesimo, la cresima e l’estrema unzione. Recita un adagio: “Il lume non arde senza l’olio”, perché con esso si alimentavano le lampade la cui luce rimandava a quella della salvezza eterna. E bisognava porre attenzione a non far cadere nemmeno una goccia d’olio dai contenitori. Infatti, “a spander l’olio toccano disgrazie”, dice un proverbio. L’ulivo è una delle piante più longeve dell’area mediterranea: “Vigna piantata da me, gelso da mio padre, olivo da mio nonno”, rammenta la saggezza popolare.
Nell’antico Egitto l’olio d’oliva veniva usato nelle cerimonie religiose e i Fenici, attraverso gli scambi commerciali, lo introdussero nelle campagne greche ed etrusche.
I Romani estesero la coltura dell’ulivo in molte zone e l’olio ottenuto dai suoi frutti diventò un alimento insostituibile, specialmente nelle regioni del sud. Dopo la caduta dell’Impero Romano la produzione dell’olio risentì di una crisi dovuta anche alla contrapposizione con le usanze dei popoli nordeuropei i quali preferivano il grasso suino dei propri allevamenti. Ma intorno all’anno mille la produzione olearia tornò fiorente grazie ai commerci internazionali delle Repubbliche Marinare.
L’olio d’oliva resta una eccezionale risorsa culinaria ed economica che conserva intatte le sue peculiarità nutritive nel percorso di una millenaria tradizione.