L'Eterno Ulisse

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Miti e leggende

Clelia: il coraggio di una virgo

Dalla mitologia romana, la leggenda di Clelia, la coraggiosa giovane che dimostrò la sua audacia nel periodo in cui Roma era assediata da Porsenna, re degli Etruschi.

di Emanuela D'Ignazio, 4 Aprile 2014
TAG  roma  mitologia  clelia 

clelia rubens
Clélie passant le Tibre, dipinto di Rubens

La leggenda narra che per sugellare la trattativa di pace tra i Romani e il re etrusco Porsenna, a quest’ultimo si dovessero consegnare degli ostaggi di diritto: dieci virgines delle famiglie nobili romane e dieci impuberes, sbarbati, giovani rampolli del patriziato romano. Il diritto prevedeva lo scambio del futuro di Roma, per mantenere la pace nel presente.

Erano fanciulle e giovani non ancor pienamente cives romani e privi di quella capacità virile che li avrebbe potuti designare pubblicamente uomini virtuosi. Questa volta però non sarebbe stato un uomo, ma una virgo, una ragazza a dimostrare il suo valore romano. Clelia, figlia di uno dei compagni di Enea, Clelio, portò a termine il destino insito nel suo nome parlante: famosa.

Giunta insieme agli altri ostaggi all’accampamento etrusco vicino al Tevere, approfittò del trambusto generale per eludere le guardie e intraprendere la fuga verso la riva del fiume, dove, una volta raggiunta, si affidò al dio Tiberinus e si tuffò. Fu ritenuta un prodigio degli dei, alla quale avevano donato la virtus di un uomo. Si narra anche che con sé portò le sue compagne di sventure, fiduciosa nel riconoscimento che la sua città natale non le avrebbe negato.

Invece Roma le voltò le spalle, in quanto garanzia della parola data per avere la pace, Clelia e le altre virigines furono riportate dal re Porsenna. Il re Etrusco, anziché castigarla per il suo affronto, la lodò e pronunciò parole di gloria per la città di Roma che forgiava non solo uomini, ma anche donne dotate di coraggio. Il mito vuole che Porsenna, dopo averle donato un cavallo da guerra, un riconoscimento riservato solo ai soldati meritevoli, le permise di tornare a Roma con il resto degli ostaggi.

L’impresa della giovane Clelia aveva permesso ai Romani di mostrare al re etrusco la loro correttezza e per questo eressero alla giovane una statua equestre lungo la via sacra, come monito per tutti gli impuberes che la avessero ammirata, affinché si ricordassero sempre di essere degli uomini coraggiosi e senza paura.

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