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Miti e leggende

Notti Magiche. Riti e tradizioni di Natale

Il solstizio d’inverno scandisce, tra sacro e profano, un appuntamento carico di mistero. Natale, Capodanno, Epifania: notti magiche che ogni anno ripropongono il verificarsi di un incredibile prodigio. Puntualmente un invisibile ponte ricollega gli uomini di tutti i tempi ad uno stesso filo conduttore: identiche le esigenze, identiche le speranze…

di Maria Pia Fiorentino, 22 Dicembre 2014
TAG  natale  notte  riti  credenze 

La notte del 24 dicembre dà inizio alla più lunga festa dell’anno che, da millenni, ormai, coinvolge gran parte del nostro pianeta. A questa notte seguiranno altre 12 magiche notti e 13 giorni di festività che rievocano antichi sapori e arcaiche atmosfere.

In una parte del nostro globo il sole neonato (solstizio d’inverno), piano piano, da quel momento, inizierà a crescere sino a trionfare sulle tenebre, e nell’altra parte del globo accadrà esattamente il contrario: al solstizio d’estate il sole comincerà a “indebolirsi” rispetto a quell’emisfero terrestre. «Bisogna che egli cresca ed io diminuisca» dice Giovanni Battista nel Vangelo (Giov, 3,30) … e, a ben guardare, così accade per il Cristo-Sole e per il Sole-Natura…

Per un errore di computo del calendario, pare, il 25 è divenuto il giorno magico per eccellenza, anche se questo privilegio, per giustizia, sarebbe spettato al 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno che, non a caso, rappresenta “la porta d’accesso alla caverna”, la transizione dal buio alla luce, dalla morte alla rinascita; fase simbolicamente contrapposta a quella sancita dal solstizio d’estate che rappresenta l’uscita dalla caverna cosmica. Ed a proposito di caverna, forse non casualmente, in essa vi nascono o vi crescono dèi quali Ermes, Dioniso, Zeus; vi nasce Mithra ed anche Gesù, il Dio fatto uomo.

La grotta, al pari della caverna, rappresenta la porta dell’oltretomba che comunica con l’aldilà.

È luogo di sepoltura e allo stesso tempo di rinascita; è il grembo e l’utero della Terra ed è, ancora, imago mundi, immagine del mondo e, allo stesso tempo, dell’Universo: il suolo rappresenta la Terra e la volta simboleggia il Cielo; in chiave alchemica, poi, è il crogiuolo nel quale si realizza l’oro filosofale della Grande Opera.

Ecco, dunque, perché nella buia caverna nasce la luce del Verbo. La caverna è anche luogo di iniziazione, e l’entrare e l’uscire da essa indica il “cambiamento di stato” che caratterizza tutti gli iniziati, da che mondo è mondo.

A questo proposito ci piace ricordare che la notte del 6 gennaio, in Alessandria, si celebrava il mistero di Aion (dio del tempo), un Eone generato da una vergine di nome Kore, identificato ora con Dioniso, ora con Arpocrate-Horus o con Helios.

Macrobio (IV-V sec.) riferisce, invece, che: «Sotto le spoglie di un bimbo gli Egizi tirano fuori il Sole da un’oscura caverna in un particolare giorno di festa, poiché quel giorno, che è il più corto di tutti, appare come un bambinello», un riferimento, dunque, al 21 dicembre. E Cosma di Gerusalemme (VII sec.) racconta che il 25 dicembre veniva celebrata una festa pagana: «A mezzanotte essi davano inizio a una celebrazione, scendendo dentro un santuario da cui, poi, uscivano gridando: “La Vergine ha partorito, ora la luce aumenta”».

A proposito di iniziazione, pare che gli antichi Misteri venissero celebrati proprio, ed in particolare, il 21 dicembre, al solstizio d’inverno, quando il sole, dopo aver raggiunto il suo punto più meridionale, si apprestava, lentamente, a ritornare verso il nord. In quel giorno, coloro che avevano superato una sorta di esame preliminare, venivano sottoposti alle “prove” vere e proprie che avrebbero consentito all’iniziando di dimostrare le sue potenziali facoltà divine. Questo ciclo durava due settimane e si concludeva il 6 gennaio, giorno supremo nel quale l’aspirante, avendo superato con successo tutte la prove, si trovava ora, faccia a faccia, con il suo dio interiore nella cripta di iniziazione. In quel momento egli appariva soffuso di splendore e brillava di luce radiante come il Sole.

E così ci viene presentato Gesù, nella sua culla o “mangiatoia”, irradiato di luce cristica.

Con il cristianesimo, dunque, il natale del Sole diviene il natale del Cristo, Sole di Giustizia; la nascita del Salvatore che riscatterà l’umanità dalla fatidica “caduta”, avvenuta con il peccato originale. In questo contesto non vogliamo soffermarci sulla veridicità o meno della data in cui questa nascita viene celebrata, ma desideriamo sottolineare, invece, il grande fiorire di miti, leggende e tradizioni sorte intorno a queste notti così ricche di fascino e cariche di magia.

Natale

Da ben oltre due millenni, in questo stesso periodo dell’anno, gli uomini si apprestano a festeggiare una divinità ed avvertono, anche inconsapevolmente, il richiamo del sacro e l’eco della dimensione spirituale che risiede, anche se inavvertita, in ogni essere umano. È indiscutibile che la frattura tra presente e passato sia ormai abissale: diversissimi gli usi e costumi, le esigenze primarie e secondarie, diversa la qualità della vita in ogni senso.

Difficile trovare punti di contatto con il vivere quotidiano degli uomini del passato e le loro problematiche esistenziali. Tutto sembra profondamente cambiato; eppure, con il solstizio d’inverno, ecco verificarsi il prodigio: puntualmente un invisibile ponte ricollega gli uomini di tutti i tempi ad uno stesso filo conduttore; identiche le esigenze, identiche le speranze.

In un mondo che ha subito tante metamorfosi e che sicuramente ha ormai ben poco da spartire anche con il più recente passato è davvero incredibile che qualcosa di così straordinariamente antico sia rimasto inalterato nel tempo, al punto da ripetersi puntualmente con le stesse atmosfere, le stesse valenze rituali, le stesse attese…

Sulla scia dei Saturnali, gli uomini sentono il bisogno, oggi come allora, di far festa, quasi a voler esorcizzare la paura del buio e del domani. Ciò che può essere apparentemente diverso è la modalità del comportamento adattatosi al tipo di società in cui viviamo.

Nei giorni che precedono il Natale, la confusione regna sovrana. La gente sembra assalita dalla prepotente smania dell’acquisto a tutti i costi, i negozi affollati, caos nel traffico delle città. Al di là della crisi economica che pone un freno agli eccessi, non si può fare a meno di essere colti dalla sindrome che induce a spendere in futilità (pena una sofferenza acuta, qualora si sia impossibilitati a farlo): doni piccoli e grandi per parenti e amici, cibi dal sapore natalizio, panettoni, dolci, torroni e fuochi d’artificio;…e poi l’albero, le luci e le palline, la neve e i pastorelli e per gli ecologisti che da anni, ormai, conservano rigorosamente lo stesso albero finto, una corsa in cantina e il gioco è fatto.

Il bisogno di sovvertire le norme della vita quotidiana che nei Saturnali era così ben rappresentato, permane ancora ai nostri giorni, anche se in toni un po’ più moderati.

I giochi di società, la tombola, le carte, divengono strumenti di aggregazione e ottimi pretesti per uscire dall’isolamento. Giunge così il 24 dicembre, un giorno convulso, nel quale tutti si precipitano a fare gli ultimi acquisti e si accingono a preparare, o a partecipare, al cenone natalizio che precede lo scoccare della mezzanotte ‘sacra’…

E mentre alcuni si recano in chiesa a festeggiare ritualmente la nascita del Signore, molti altri gozzovigliano e si scambiano doni, mentre i bimbi vegliano, o dormono, nella trepida attesa di Babbo Natale che ogni anno, dopo un lungo viaggio nell’immaginario collettivo, giunge puntuale come sempre all’appuntamento tanto atteso.

Ma chi è Babbo Natale? È un personaggio la cui origine è incerta e difficile da collocare. Di certo si sa che la notte di Natale va in aiuto di Gesù Bambino e con Lui distribuisce doni ai bimbi buoni (cattivi rimangono, forse, solo i poveri…) e talvolta anche agli adulti che non amano rinunciare al calore di questa bellissima “fiaba”, o meglio consuetudine, risalente, probabilmente, alle strenae dei Saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre).

In questa notte, tuttavia, pare che in Sicilia, ad esempio, altri personaggi misteriosi come i morti o “morticini” (come vengono chiamati in alcune zone), usino distribuire doni ai bambini (e non soltanto la notte di Natale, ma anche nella notte tra l’1 e il 2 novembre, per l’appunto, giorno dei morti).

Nel Veneto, invece, pare sia Santa Lucia ad avere questa incombenza e a Bari San Nicola, che per alcuni è pur sempre una versione di Babbo Natale, mentre nei paesi dell’Europa centrale, settentrionale e in quelli di lingua anglosassone diviene Santa Claus e Nonno Gelo in Russia. La figura di Babbo Natale racchiude in sé una serie di elementi che vanno dall’antichissima raffigurazione di Saturno, il re del tempo e dell’Età dell’Oro, vecchio e barbuto, collegato ad un periodo di prosperità che ben si addice al valore del “dono”, fino al più recente San Nicola, vescovo di Mira, in Licia, nell’Asia Minore, vissuto nel IV secolo. Tra le due figure non bisogna tralasciare, in ordine di tempo, Woden, dio nordico, del quale si dice che la notte volasse per il cielo portando doni a bordo di un cocchio. Tornando a San Nicola, questi, già protettore della Russia, divenne patrono della città di Bari perché pare che proprio in questa città sia stato trasportato il corpo da tre marinai baresi, affascinati dalla sua fama e dalla sua “miracolosa” generosità.

Tra i tanti racconti che riguardano il Santo, uno è particolarmente significativo: nella sua città di origine viveva una famiglia poverissima, il cui capo- famiglia, oltremodo sfortunato, non riusciva a dare la dote alle proprie tre figlie. Quando la maggiore delle tre raggiunse l’età del matrimonio, San Nicola, durante la notte, lanciò una grossa borsa piena d’oro giù dal camino, dal quale cadde giusto in una scarpa (o in una calza) lasciata al caldo nel focolare; la famiglia fu così liberata dalla fame e dalla disperazione. Da qui l’uso di lasciare una scarpa o una calza pronta ad accogliere doni (anche se questa consuetudine viene associata per lo più alla Befana).

I riti della notte di Natale

In questa magica notte di Natale, la più magica dell’anno in assoluto, è diffusa la credenza che chi possiede facoltà magiche possa liberamente trasmettere i propri segreti e poteri … e pare che, solo in questa notte, coloro che possiedono la capacità di togliere il malocchio (o particolari arti magiche) possano trasmetterla ad un’altra persona da loro prescelta. Ma tra le tante stranezze che riguardano questa notte, secondo alcune tradizioni popolari «tutto diventa possibile». Vogliamo riportarvi, dunque, una serie di credenze ancora in auge sia in Italia che all’estero.

Il cibo e le bevande

Non bisogna buttare il pane, il burro, l’olio e il vino usati per il cenone di Natale ed avanzati. Il pane andrà avvolto in un tovagliolo bianco e conservato fino al Natale successivo. Servirà qualora, in famiglia, qualcuno stia male; in tal caso, mangiando un po’ di questo pane, sarà più facile guarire. L’olio e il burro, invece, serviranno a guarire raffreddore e tosse. Il petto del malato dovrà essere cosparso con un po’ di quell’olio e di quel burro e, dopo aver ben massaggiato, bisognerà applicarvi sopra della carta velina, foracchiata con uno spillo affinché, dai buchini, il male possa scappare via.

Se al cenone avete mangiato pesce con le scaglie conservatene una: vi porterà denaro. Se possedete delle galline o avete degli amici che le possiedono, fate attenzione alle uova deposte il giorno di Natale. Ritiratele subito e mettetele in freezer; le userete se qualcuno in famiglia stesse male o se vi sentirete perseguitati dalla iella.

Per chi soffre abitualmente di mal di schiena, ecco invece un suggerimento miracoloso. Cucinate gli spaghetti per il cenone della vigilia o per il pranzo di Natale e, prima di mangiarli, alzatevi in piedi e prendete dal piatto un unico spaghetto e ingoiatelo intero senza masticarlo…

Il vino avanzato della vigilia, versato nelle botti, conserva il vino nuovo e impedisce che diventi aceto. Infine dopo il cenone della vigilia, lasciate sul tavolo un po’ di cibo per i defunti; il fatto di essere da voi ricordati in una circostanza così importante li indurrà a proteggervi per tutto l’anno.

Il ceppo

Se avete il camino, tenete acceso il ceppo tutta la notte tra il 24 e il 25 dicembre e, la mattina dopo, spargete un po’ di cenere per la casa, scaccerà le malattie. Se abitate in campagna, prendetene qualche avanzo carbonizzato e ponetelo sul tetto, vi proteggerà dai fulmini. Prendete poi un pezzo non ancora bruciato e mettetelo su un armadio in cucina, terrà lontano i ladri.

Abete

Nell’addobbare l’albero, insieme alle palline di vetro, i fili argentati, le luci… aggiungete almeno una candelina rossa, simbolo del sole, un mandarino ed una campanella, o un oggettino tintinnante che farete dondolare ogni volta che ci passerete davanti. Scaccerete, così, le influenze negative dalla vostra casa e attirerete su di voi quelle positive. Se avete fatto l’albero di Natale con un abete vero, o se ne avete uno a portata di mano, strappatene un rametto a mezzanotte o poco più tardi e tenetelo nel portafogli: vi proteggerà nel corso dei vostri viaggi e vi porterà fortuna.

Candela

A Natale accendetene una di sego sulla tavola e conservatene i residui; serviranno per un duplice motivo: in caso di lesioni traumatiche li utilizzerete come unguento, se invece doveste perdere qualcosa incidete, su uno dei pezzi residui, le iniziali dei re Magi, BGM, e mettetelo sotto il vostro letto: ritroverete, con certezza, ciò che avete smarrito.

Amore

La notte di Natale, andate a dormire camminando a ritroso e sognerete il viso del vostro futuro “amore”.

Cose da fare

Per la sera della vigilia indossate una camicia nuova e starete bene tutto l’anno.

Il giorno di Natale fate benedire un gioiello che vi hanno appena regalato, che volete regalare o al quale tenete in particolare: vi porterà fortuna o la porterà alla persona alla quale lo donerete. Bruciate un ramoscello di ginepro e aspergete tutte le stanze di casa con il suo fumo aromatico: allontanerà le energie e richiamerà quelle positive.

Per far sì che i vostri doni acquistino un vero potere beneaugurante, avvolgeteli in una carta rossa o dorata e legate il pacchetto con un cordoncino rosso al quale avrete fatto tre nodi; nell’ordine di tre dovranno essere le eventuali pigne, le foglioline di agrifoglio o quant’altro chiuderà il pacchetto, rendendo particolarmente magico il vostro regalo.

Cose da non fare

Alla vigilia di Natale o a Natale non regalate gioielli a forma di croce, sarebbero causa di rottura o di sofferenza.

Non prestate e non regalate chiavi; non regalate e non porgete coltelli, sempre che non vogliate allontanare da voi qualcuno! Non cambiate scarpe o pantofole, altrimenti potreste soffrire per una rottura sentimentale.

Non litigate con nessuno, sarebbe di cattivo auspicio.

Non spazzate la casa, e se dovete proprio farlo raccogliete l’immondizia al centro della stanza, altrimenti i vostri segreti verranno conosciuti da tutti.

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