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Miti e leggende

Notti Magiche. Riti e tradizioni dell'Epifania

Ecco la festa che tutte le altre porta via… Carica di misteri e di valenze antiche giunge ora l’ultima delle lunghe notti magiche.

di Maria Pia Fiorentino, 5 Gennaio 2015
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"L’Epifania è il segno sacro di quella grazia e l’inizio di quella vocazione per cui non solo nella Giudea, ma in tutto il mondo si sarebbe predicato il Vangelo"

Ecco la festa che tutte le altre porta via… Carica di misteri e di valenze antiche giunge ora l’ultima delle lunghe notti magiche. In questa notte speciale, in tutti i presepi del mondo, vengono posti i tre Magi come momento culminante della nascita di Gesù il Salvatore.

«L’Epifania è il segno sacro di quella grazia e l’inizio di quella vocazione per cui non solo nella Giudea, ma in tutto il mondo si sarebbe predicato il Vangelo. Ciò che era iniziato nell’immagine si compie ora nella realtà. Infatti irradia dal cielo, come grazia, la stella, e i tre re Magi, chiamati dal fulgore della luce evangelica, ogni giorno in tutte le nazioni accorrono ad adorare la potenza del Sommo Re» (Da un passo di San Leone Magno, Sermone 35).

A livello simbolico, grande importanza ha la Stella che, secondo la narrazione dell’Evangelista Matteo, scortò i Magi in Oriente, e non a caso, sempre una stella ha annunciato altre nascite straordinarie, tra queste, riportano i Veda, anche la nascita di Agni (simbolo del fuoco) che fu annunciata dall’apparizione di una stella chiamata Savana-graha. Agni nacque dalla vergine Maja e dal padre terrestre Tvastri, falegname, tra la vacca mistica e l’asino portatore del Soma. Sulla stella, e sui Magi e sull’Epifania tutta, ci sarebbe molto da dire ma, purtroppo, per motivi di spazio, siamo costretti a fermarci qui.

Tuttavia, prima di concludere, troviamo doveroso soffermarci sulla Befana, una singolare tradizione che caratterizza l’Epifania. Il nome deriva dall’aferisi del latino Epiphània (Pifania, Bifania, Befania, Befana); questo personaggio, raffigurato come una vecchia brutta e sdentata a cavallo di una scopa, simboleggia, per alcuni, l’anno vecchio e, per altri, rappresenta Madre Natura che, ormai invecchiata e improduttiva, è destinata ad essere bruciata e dalle sue ceneri risorgerà, rinnovata, in Primavera. Domenico Maria Manni (1690-1788), letterato italiano e Direttore della Biblioteca Strozzi, in una sua dissertazione dal titolo Istorica notizia dell’origine del significato delle Befane ne fa un ritratto piuttosto ambiguo: «Si dice che la Befana abiti di soppiatto nella gola dei camini; che vada a zonzo magicamente in tale notte, perché è la festa dei Magi, che pregata lasci regaletti ad alcuni putti nelle loro calze; e altri nullamente ne cerca per forare loro il corpo; a evitare il quale male, il rimedio è trovato di mangiare fave, là che si usa tuttora da molte persone in quella sera (…) sul punto della mezzanotte assume voce e loquela di bestie e ogni altra creatura».

Questa ambivalenza della Befana, buona come una fata e brutta e cattiva come una strega, nasce probabilmente dal fatto che, in questa figura, sono andate a confluire le tracce di numerose altre figure mitologiche, tradizioni pagane e riti della fertilità. Inoltre, la notte dell’Epifania, era nota come la notte in cui tutte le streghe potevano essere smascherate; e la tradizione raccontava che le notti che vanno dal Natale all’Epifania, queste, contente delle loro scorribande, se ne andassero via, lasciando in pace la Terra.

A quel punto, allo scoccare della mezzanotte, nelle case si verificavano tanti prodigi: i muri si trasformavano in ricotta, le lenzuola si trasformavano in lasagne, le catene del camino salamini, e i morti tornavano a vivere. L’acqua diventava oro colato, abbondante e splendente al punto da rischiarare con la sua luce, la notte scura ed in mezzo a tanto splendore ecco arrivare, a cavallo della sua vecchia scopa, la mitica vecchina. «Tutta la natura la riconosceva e le faceva gran festa, e al suo passaggio fiori meravigliosi crescevano sui prati e sugli alberi innevati e, nelle stalle, gli animali parlavano e confabulavano circa il destino degli uomini; ma guai a sentire queste voci…, chi le avesse mai udite sarebbe morto all’istante. Infine la Befana concludeva il suo volo visitando le case degli uomini, per lasciare i suoi doni ai bambini buoni e il carbone a quelli cattivi e, nel far questo, si lasciava cadere giù dalle cappe dei camini perché per lei, quella era la porta magica di ogni casa aperta verso le meraviglie e gli incantesimi del cielo». Insomma, la Befana, oltre ai connotati fisici, possiede anche le doti magiche delle streghe e, come queste, vola o crede di volare forse al «seguito di Diana», come recita il Canon Episcopi (IX sec.) a proposito delle streghe o presunte tali…Ed è probabilmente dal matriarcato, dagli antichi miti e dalle leggende nordiche che trae origine la Befana: Holda, Berchta, Egeria, Diana, Erodiade, Carnia, Babajaga… in ognuna di queste figure è possibile ravvisare alcuni tratti comuni alla Befana.

Simile, per certi versi, a Babajaga, la strega russa regina dei morti, benigna soltanto con chi non infrange i suoi divieti, ella sembra voler ricordare che la Natura va rispettata e, come essa stessa muore per rinascere a nuova vita, così l’uomo, osservandola, deve imparare a morire e rinascere ad una condizione più elevata. Il riferimento ai riti d’iniziazione è sempre presente, anche in quest’ultima tradizione che conclude il breve eppur lunghissimo ciclo di queste notti magiche da sempre celebrate per rammentare all’uomo che, come l’inverno preannuncia la primavera, così la morte precede la rinascita e che, nella nascita del Bambinello - il Dio, Sole di Giustizia – risiede la vera speranza di una vita migliore.

I riti dell’Epifania

La notte dell’Epifania è dedicata ai presagi d’amore. In Friuli, ad esempio, si celebra ancora oggi un rituale di origine celtica, il lancio dei “cidulis”: i giovani si recano in un luogo all’aperto e, a turno, scagliano verso il cielo un disco di legno infuocato (quasi a voler simboleggiare una stella cadente), gridando il nome della ragazza/o amata/o. Se il disco si spegne prima di toccare terra, il rapporto sarà difficile e costellato di litigi e tradimenti; se, invece, avrà una armonica traiettoria e giungerà a terra ancora infuocato, il rapporto sarà felice.

Ancora in Friuli, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, si compie un tradizionale rito con la fiamma. Si accendono grandi falò e, dalla direzione del fumo, si traggono gli auspici per l’amore: a destra, felicità e fortuna, a sinistra, ostacoli e difficoltà.

Per sapere, poi, se incontrerà o meno l’amore, sempre in questa notte, bisognerà salire su una scala e gettare verso il basso una pantofola. Se, cadendo, la punta sarà rivolta verso a porta, l’incontro tanto atteso è ormai prossimo; in caso contrario, bisognerà aspettare ancora un anno.

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