Il “peccato”, inteso come trasgressione dalle regole, sembra insito nella condizione di imperfezione dell’uomo. L’uomo, così com’è, sembra condannato al “peccato”, quindi alla conseguente sofferenza fisica, intesa come dolore, frustrazione, invidia, ira, inappagamento…
Il divario continuo e tragico tra la condizione reale dell’essere, e quella del volere o dover essere. Ma lo spirito, pur essendo prigioniero del corpo, tende al riscatto, alla riunificazione col mondo perfetto di Dio, a patto, però, di imparare, attraverso la concentrazione, la meditazione, o la preghiera, a controllare la propria mente.