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La storia costruita

C'era una volta la Valle del Turano

Nei piccoli borghi laziali al confine con l'Abruzzo si celano bellezze archeologiche e curiosità storiche. È il caso della nascosta e poco nota Valle del Turano, un piccolo territorio in provincia di Rieti che custodisce una grande ricchezza storico-artistica.

di Emanuela D'Ignazio, 8 Gennaio 2015
TAG  storia  archeologia 

santa anatolia santa vittoria
S. Anatolia e S. Vittoria ritratte nel mosaico della processione delle vergini e martiri in Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna

C'era una volta la Valle del Turano...

Potrebbe essere l’incipit di una favola, ma più che una favola questa è una storia, o meglio, la Storia ricostruita e celata per troppo tempo di un piccolo territorio del Lazio: la Valle del Turano.

Ci troviamo in provincia di Rieti, in un’area delimitata a nord dalla città di Rieti, ad est dal lago del Salto, a sud dalla piana di Carsoli e ad ovest dalla Via Salaria. Nonostante la geomorfologia del territorio poco favorevole, perché caratterizzata da numerose catene montuose e valli boscose, la zona fu abitata già prima dell’arrivo dei Romani che, per mano di M. Curio Dentato, conquistarono la Sabina nel 290 a.C..

Numerose sono le testimonianze archeologiche che assieme alle fonti scritte hanno confermato una certa frequentazione dell’area da parte dell’aristocrazia romana. Un caso esemplare è rappresentato dalle “Terme di Cotilia”, in prossimità delle quali sorsero le ville degli imperatori Tito e Vespasiano.

Saltando di qualche secolo sulla linea temporale arriviamo al periodo della nascita e diffusione del Cristianesimo, che giunse prorompente anche in Sabina, dove il Martirologio Geronimiano attesta un buon numero di culti martiriali. Di dodici martiri sabini, due appartengono proprio alla Valle del Turano: le sante Vittoria e Anatolia.

La Storia di queste due future sante è leggendariamente legata e connessa. Si racconta che Anatolia e Vittoria rifiutarono le nozze con due patrizi perché desiderose di consacrarsi a Dio. I due aspiranti allora, col favore imperiale, le mandarono in esilio e in seguito a morte nei loro possedimenti in Sabina; Vittoria presso la città romana di Trebula Mutuesca (l'odierno Monteleone Sabino) e Anatolia presso la città sabina di Ture/Toure. Nelle passioni agiografiche infatti la data riportata del martirio, ovvero il dies natalis¸ di entrambe le sante cade lo stesso giorno: il 10 luglio.

Il santuario di S. Vittoria a Monteleone Sabino (la fase più antica risale all’VIII-IX secolo d.C.), che sorge nei pressi della piana del Pantano dove si conservano i resti di un foro romano, è ben conservato e costituisce uno straordinario esempio di architettura altomedievale e romanica. Al suo interno si celano alcuni indizi dell’antichità del culto per la santa, come la piccola catacomba annessa alla chiesa, alla quale si accede da un vano situato al termine della navata mediana, a destra della zona presbiteriale.

Le indagini condotte nelle gallerie del cimitero cristiano hanno datato la frequentazione della catacomba fino al IV-V secolo d.C. Tra il 1156 e il 1171 sappiamo con certezza che il vescovo di Rieti Dodone realizzò il cosiddetto “Sacello di S. Vittoria” all’ingresso della catacomba, un vano adibito per il culto della santa, nonostante il presunto corpo della martire fosse stato trasferito nel 934 in “Monte Matenano”, per salvarlo dall’invasione dei Saraceni.

Le fonti situano invece l'altro santuario, quello di S. Anatolia, in località Toure/Tore. Si potrebbe dunque identificare il luogo o con l’attuale Castel di Tora, presso il Lago del Turano o con il Comune di S. Anatolia vicino Torano, nell’area del Cicolano. Un documento del Monastero Sublacense afferma che nel X secolo le spoglie della martire Anatolia e di un certo Audace sarebbero state ritrovate dai Benedettini in Thorensis Valle, alludendo alla Valle del Turano.

Archeologicamente non si hanno elementi che possano confermare o meno tale ipotesi, in quanto l’attuale chiesa di S. Anatolia, presso Castel di Tora, è stata ricostruita nel XVIII secolo. Diversamente, la chiesa di S. Anatolia dell’omonima cittadina conserva al suo interno un sacello in cui si venera tuttora la martire, ubicato fuori asse rispetto alla navata centrale, il quale sembra appartenesse ad una struttura più antica e precedente all’attuale. Sebbene continui ad esserci un interrogativo sul luogo del martirio di Anatolia, ad oggi è la S. Anatolia di Torano ad aver ottenuto il riconoscimento giuridico di Santuario d’Italia.

L’avvincente Storia della ricchezza storico-artistica di questa nascosta e poco nota Valle del Turano continua con l’arrivo dei Longobardi, con la dirompente presenza dell’Abbazia di Farfa e della sua gemella “meno famosa”, l’Abbazia di S. Salvatore Maggiore presso Concerviano, proprio nella Valle del Turano. Infine, avvolta dalla leggendaria fondazione di Carlo Magno a seguito di una importante vittoria contro i Saraceni, vi è l’Abbazia di S. Maria del Piano (tra i Comuni di Orvinio e Pozzaglia Sabina), un gioiello nascosto che solo l’Archeologia poteva far splendere nuovamente…

…Ma questa è un’altra Storia…

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