Nello Stato del Gujarat, assai poco frequentato dagli occidentali, scopriamo insieme all’autore la cittadella sacra di Shatrunjaya che, secondo i giainisti, “esiste dall’inizio dei tempi”: nessuno può risiedervi di notte, perché quella è la Città celeste, aperta agli umani solo di giorno, in base ai dettami di una delle religioni più antiche dell’India e del mondo, il Giainismo, nato circa duemilacinquecento anni fa per opera di un asceta detto anche Jina. La Città del cielo ci si presenta come un grande gioco di scatole cinesi: recinti sacri che contengono templi che racchiudono tempietti più piccoli, che sboccano poi in sale ipostile da cui si entra in altri templi che portano ad altari dietro ai quali si accede ad altri templi ancora. Un vero sogno di perfezione in un trionfo di marmi bianchi che trasmettono meraviglia e sensazioni di pura bellezza.