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Hai voglia di danzare con… la vita?

Che cos'è la Biodanza e quali benefici comporta a livello fisico e psicologico? Per saperne di più della “danza della vita” abbiamo intervistato Marco Ostorero, insegnante di Biodanza.

di Redazione , 16 Gennaio 2018
TAG  biodanza danza musica educazione incontro cambiamento 

Marco è uno di quei signori inquieti, energici, mai fermi; in lui si vede pulsare la vita e la voglia di conoscere. Lo incontro per intervistarlo al centro “Yoga del cuore”, ad Albenga. Il luogo è essenziale e allo stesso tempo ricco, ricco di storie, di pensieri, e intriso di emozioni chi lì le ha vissute e ne ha lasciato traccia. Emozioni che si possono solo intuire. Il tempo si ferma. Marco non parla solo attraverso le parole, lo fa soprattutto con gli occhi. Sono occhi che comunicano passione, orgoglio amore, entusiasmo e soprattutto il desiderio di far conoscere tutto ciò che ha scoperto, studiato e che ora insegna. Difficile rimanere indifferenti. Mi faccio trasportare in questo viaggio, voglio capire.

Partiamo dall’inizio. Che cos’è la Biodanza?

Letteralmente (dal greco biòs, ovvero vita) significa “danza della vita”. In questa chiave per danza, nell’accezione francese “movimento pieno di senso” si intende il susseguirsi di movimenti che protendono verso la vita. È un sistema esperienziale che propone un cambio di paradigma: ovvero il passaggio da una società antropocentrica a una visione biocentrica perché quando è la vita ad essere al centro, le azioni inconsulte dell’uomo non possono essere più giustificate.

La Biodanza nasce negli anni ’60 in Cile quando lo psicologo cileno Rolando Toro Araneda lavorava presso l’ospedale psichiatrico dell’Università di Santiago del Cile. Egli iniziò a sperimentare l’uso della danza con pazienti in cura psichiatrica. Negli anni ’80 la Biodanza arrivò poi anche in Europa e sorsero così le prime scuole a Milano e a Bologna, che fanno parte del circuito IBF (International Biocentric Foundation).

Vi sono state ricerche successive agli anni ’60 sugli effetti della Biodanza?

Prima di tutto voglio dirti che la Biodanza implica un sistema di integrazione umana, motoria, ritmica e relazionale con se stessi, con gli altri e con l’universo. Vi sono studi che dimostrano come la Biodanza faciliti un aumento nel benessere psicologico, con una riduzione dello stress, e migliori la capacità di esprimere le proprie emozioni. Sostanzialmente la Biodanza mette in moto un un sistema di rinnovamento organico a livello cellulare e di rieducazione affettiva, attraverso il quale impariamo ad alzare lo sguardo e ad andare oltre l’aspetto competitivo ed egocentrico, focalizzando la nostra attenzione anziché solo su noi stessi su chi ci è accanto.

Si parla di risveglio delle potenzialità umane in Biodanza. Ci spieghi meglio cosa si intende?

Sì, infatti si parla di sistema di riapprendimento delle funzioni originarie della vita. In Biodanza queste funzioni vengono definite le 5 linee di vivencia e sono: il potenziale della vitalità (dell’energia vitale e dell’autoregolazione organica), della creatività (capacità di espressione verbale e non), dell’affettività (il saper provare amore, solidarietà, generosità), la sessualità (l’accettazione naturale del piacere e il riconsigliarsi con il senso di intimità) e della trascendenza (ovvero il sentirsi parte dell’Umanità, della Natura e dell’Universo). L’affettività, per esempio, la sviluppiamo solitamente con i familiari, con chi ci è più vicino, ma molto difficilmente con chi è diverso da noi. E oggi più che mai il tema della diversità è un tema importante. Vengono inoltre utilizzati molti movimenti archetipici che ci riportano più al “sentire” che al “pensare”.

Trascendenza: con quale modalità la Biodanza induce nel sentirsi parte di qualcosa di più grande?

La parte trascendente di noi è spesso vista come distante. Trascendere vuol dire “andare oltre”, verso l’alto, ma rimane un concetto vuoto. Biodanza propone una visione in cui il “paradiso” e l’”inferno” sono qua ed ora. Trascendere dunque vuol dire andare oltre il nostro ego, il quale viene inteso come muro innalzato per difendersi e che allo stesso tempo ci impedisce un contatto con il mondo esterno. Attraverso il percorso della danza della vita, pertanto, pertanto, posso abbattere il muro e togliere i filtri che mi impediscono l’incontro con l’esterno, con gli altri. Incontrare l’altra persona, in questa ottica, costituisce un aspetto trascendente. Oltre questo aspetto c’è l’idea di cambiare visione. Mi spiego meglio: non si tratta di abbracciare una fede, ma la vita.

Quando parli di “incontro”, cosa intendi?

Credo, come ogni operatore di Biodanza, nell’incontro. Una definizione di Biodanza è “la poetica dell’incontro umano”. Esso è sacro ed è in questa sacralità che emerge l’autenticità delle persone. Un altro modo di definire la Biodanza è un “sistema di rieducazione affettiva per dei malati di civiltà” (entrambe definizioni dello stesso Rolando Toro).

Per rieducare all’incontro positivo la Biodanza promuove l’incontro in modo progressivo: si parte da incontri fugaci con uno scambio di sguardi sino a crescere di durata e di intensità. È come una scala: ogni incontro rappresenta uno scalino. Lo scopo è comunicare ed entrare in relazione con gli altri. All’inizio delle sessioni vi è sempre un po’ di paura, ma dopo pochi minuti la paura svanisce.

La Biodanza è annoverata tra le danze terapeutiche. Vi sono analogie con altre discipline, e se è sì, quali sono?

Vi sono similitudini con altre metodologie. La differenza è il presupposto da cui si parte: poniamo l’attenzione sulle potenzialità degli individui a cui ci rivolgiamo e non sulle patologie di cui soffrono. Immaginiamo di avere un secchio pieno di acqua sporca che non possiamo prendere e svuotare. Per rendere l’acqua limpida abbiamo solo una possibilità: versare altra acqua pulita e far fuoriuscire quella sporca.

La musica ha un ruolo centrale in tutto questo, perché?

Ho citato prima il padre della Biodanza, Rolando Toro Araneda, il quale scoprì, attraverso i suoi studi ed esperimenti con malati psichiatrici, che la musica aveva effetti sorprendenti su di essi, sia positivi che negativi. Portò avanti le sue sperimentazioni (sempre con équipe mediche) e comprese che in stadi di coscienza alterata le persone rispondevano in maniera incredibilmente autentica e genuina. Il tentativo è dunque quello di riproporre quella stessa genuinità attraverso un certo tipo di musica. È stato provato, infatti, che un certo tipo di musica produce una serie di reazioni in qualunque paese essa venga utilizzata. Cambia la prossemica all’inizio, poi nel tempo si omologa.

E tu, come hai conosciuto tu la Biodanza?

L’ho incontrata per caso. Ero in un negozio di bioedilizia con mia moglie e incontrammo quella che divenne poi la mia prima insegnante. Era lì per promuovere il corso settimanale. Mia moglie si entusiasmò subito, la guardai di traverso pensando che il tutù rosa non me lo sarei mai messo, ma decisi di provare. Durante le prime lezioni mostravo una serie di resistenze, ma in fondo qualcosa mi aveva affascinato. Più tardi, dopo qualche mese, l’insegnante propose di partecipare ad uno stage ed accettammo. Partecipammo così all’esperienza “L’albero dei desideri” e durante quei giorni ebbi la percezione chiara che sarei diventato un conduttore.

Singolare la decisione di partecipare in coppia… che risvolti ha avuto sul vostro rapporto?

In quegli anni, nonostante ci legassero molti interessi, vivevamo una crisi di coppia molto forte. La direttrice della scuola ricorda ancora come durante i giorni di lezione il rapporto tra me e mia moglie cambiasse: litigavamo frequentemente in quel periodo, e spesso alla mattina non ci parlavamo. Poi invece nel corso del pomeriggio ci accorgevamo l’uno dell’altra e il giorno dopo ci re-innamoravamo. Negli anni successivi ci siamo poi avvicinati al counseling di coppia, ma fu Biodanza a dimostrarci per prima come, in fondo, fosse possibile trasformare un conflitto in sintonia.

A chi sono rivolti i corsi di Biodanza?

Sono rivolti a persone che sono disposte a cambiare: donne indipendenti che hanno deciso di dedicare tempo a se stesse, e uomini con una sensibilità maggiore rispetto ad altri e che non si riconoscono nell’immagine dell’uomo “che non deve chiedere mai” e che non prova emozioni. Sono fondamentalmente donne e uomini fuori dagli stereotipi. Ma Biodanza, in realtà, è rivolto a tutti: ad adulti e bambini. Vi è anche una versione clinica per persone con problemi fisici, malati di Parkinson o persone in carrozzina.

Sappiamo che esistono diversi tipi di intelligenza: logica, linguistica, spaziale, musicale. In Biodanza si parla di “intelligenza affettiva”, che cos’è?

L’intelligenza affettiva è la capacità di entrare in empatia con altri, ovvero provare quello che sente un’altra persona, pur restando se stessi. Immagina una situazione aziendale in cui, attraverso un percorso, si riuscisse a creare un clima empatico: la condivisione tra i lavoratori sarebbe profonda e totale e questo ribalterebbe l’idea di sopraffazione del vicino e renderebbe molto più semplice prendere decisioni condivise. Secondo Rolando Toro il salto evolutivo della specie umana si è verificato grazie allo straordinario sviluppo delle funzioni affettive che hanno introdotto, nel processo evolutivo dell’umanità, i sentimenti di amore, amicizia, altruismo, solidarietà e cooperazione.

Conduci questi corsi ormai da anni, ma come ha reagito il territorio?

Bene; i corsi sin da subito hanno creato curiosità, ma con un certo distacco. Credo sia normale.

Quello che cercano le persone è l’autenticità e, se non la trovano, dopo poco se ne accorgono.

I numeri sono ancora piccoli, non abbiamo i partecipanti di un corso di zumba, il nostro è uno stile di vita. Io e mia moglie abbiamo un gruppo storico a Loano e uno ad Albenga. La settimana prossima a Savona partirà un altro gruppo sempre condotto da noi.

Per maggiori informazioni:

Albenga tutti i martedì dalle 20:45 alle 22:30 presso Yoga del cuore, via Dalmazia 44

Loano tutti i mercoledì dalle 20:45 alle 22:30 presso ASD Etnica, via Orsolani 5/d, loc. Venzi

Savona tutti i giovedì dalle 21:00 alle 22:30 presso palestra Bunny 360°, piazza Diaz 13/r

Contatta:

Alana Battistel tel. 335 6784284 mail: alana.battistel@gmail.com

Marco Ostorero tel. 335 6146604 mail: marco.ostorero57@gmail.com

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