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“L'uomo è ciò che mangia”. Ecco la chiave di salute e malattia…

«Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo» diceva Ippocrate, il padre della medicina che, circa 2500 anni fa, sintetizzava così il suo pensiero sul rapporto tra ciò che mangiamo e la nostra salute. Di questo avviso è anche il dottor Franco Berrino – medico, patologo ed epidemiologo – che da anni si batte per divulgare il più possibile l'importanza dell'alimentazione per essere sani e longevi. In questa interessante intervista egli ci spiega quali sono le scelte basilari per curarsi o evitare di ammalarsi, ma soprattutto come essere consapevoli di ciò che ingeriamo per cambiare se stessi e il mondo.

di Emanuela Sabidussi, 5 Settembre 2018
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Renato Guttuso, Vucciria, 1974

È strano emozionarsi nel parlare di alimentazione e salute. Da anni la mia curiosità e le mie letture volgevano in quella direzione. Era il 2009, infatti, quando sentii parlare per la prima volta del dottor Franco Berrino. Avevo appena terminato di leggere The China Study (1) e, cercando sul web quali fossero i medici che in Italia portavano avanti ricerche legate all’alimentazione, mi sono imbattuta in articoli che parlavano di lui: il dottor Berrino (2), medico, patologo, epidemiologo, ex direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (3) ed autore di studi internazionali di grandissima rilevanza sulla prevenzione del cancro attraverso il cibo. In tempi non sospetti i suoi studi e le sue ricerche miravano a verificare scientificamente come l’alimentazione potesse essere al centro della prevenzione e della cura di malattie anche gravi, primi fra tutti i tumori. Quindi, quando mi sono trovata ad intervistarlo l’emozione è stata grande e la voglia di comprendere e conoscere il suo lavoro ancor di più. Ho pertanto deciso di impostare l’intervista risalendo alle radici del suo pensiero e della sua visione odierna sulla salute.

Dottor Berrino, partiamo dal suo percorso di studi. Come mai ha scelto di studiare medicina?

Ero un grande appassionato di psicoanalisi e sognavo di diventare medico per conoscere la neurologia e la psicologia. Poi, però, iniziando a studiare medicina, le mie passioni si sono allargate anche alla ricerca delle cause della malattia. Successivamente mi sono specializzato in anatomia patologica, dedicandomi principalmente all’epidemiologia dei tumori. La passione per la psicoanalisi, però, mi è rimasta. Ogni tanto prendo ancora un libro della collezione di Freud o Jung per leggere qualche pagina, mi rilassa.

In quale momento del suo percorso ha iniziato ad approfondire il tema dell’alimentazione?

Nel 1975 ho iniziato a lavorare per l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Per i primi dieci anni mi sono occupato del Registro Tumori della Lombardia (4), e mi sono presto reso conto che era necessario iniziare ad ampliare il lavoro anche sulle cause dei tumori. L’istituto di Milano era veramente all’avanguardia nel Mondo per la ricerca sul cancro alla mammella. Sentii che bisognava fare un passo avanti per comprendere quanto incidessero le cause ambientali. In effetti, le mie prime ricerche sull’alimentazione risalgono alla fine degli anni ‘70, ma hanno preso forma solo a metà degli anni ‘80, quando ho iniziato a studiare le cause ambientali del tumore alla mammella attraverso il coinvolgimento di 11mila donne della provincia di Varese. Lo studio si chiamava ORDET (5). È attivo ancora oggi, e sta continuando a fornire molte informazioni. Già allora si sapeva che un’alimentazione ricca di verdure e frutta riduce il rischio di tumori. Successivamente il grande studio internazionale, il progetto EPIC6, nel corso degli anni ’90, ha reclutato 500.000 persone in 10 Paesi europei di cui 50.000 in Italia. E questo studio, di dimensioni molto più grandi dei precedenti a cui avevo collaborato, ha fornito dati ancor più chiari sul collegamento tra alimentazione e tumori.


Tavola di Renato Guttuso tratta da Elogio allo sport

Come sono cambiate le cose da quando ha iniziato a lavorare al Centro Tumori di Milano?

Le cose sono cambiate tantissimo in questi quarant’anni, sia in Italia che nel mondo. Quando ho cominciato la mia attività i dati di mortalità disponibili registravano un’enorme diversità tra Nord e Sud, con un’incidenza maggiore al Nord. Oggi la situazione si sta invertendo: al Nord la mortalità diminuisce mentre al Sud aumenta. Stiamo perdendo completamente i benefici della vita tipica del Sud con le sue diete tradizionali. Vi sono poi cambiamenti importanti sull’incidenza dei diversi tumori. All’inizio delle mie ricerche i tumori allo stomaco erano in diminuzione, mentre i tumori ai polmoni, all’intestino e alla mammella in aumento. Negli ultimi decenni, a partire dal 1990 circa, i tumori ai polmoni hanno cominciato a diminuire anche grazie alla riduzione degli uomini fumatori. In parallelo, però, nelle donne il tumore ai polmoni continua ad aumentare, perché le donne oggi fumano di più. Un altro fattore interessante è che l’incidenza del tumore alla mammella è in crescita costante, ma la mortalità diminuisce grazie a terapie sempre più efficaci e diagnosi più precoci. Vi sono poi dilemmi etici importanti nella medicina di oggi che prima non vi erano. Negli ultimi 15 anni sono stati registrati aumenti considerevoli di alcuni tumori, come quello alla prostata, un qualcosa mai visto nella storia. Con l’aumento infatti delle diagnosi precoci abbiamo assistito ad una modesta riduzione di mortalità con un aumento importante dell’incidenza del numero dei tumori, anche se alcuni di essi non si sarebbero mai manifestati se non fossimo andati a cercarli. Provo una grande amarezza nell’assistere all’assenza di investimenti per la prevenzione primaria a livello di sanità pubblica. Oggi sappiamo che più della metà dei tumori maligni sarebbero prevenibili se eliminassimo il tabacco, ci nutrissimo in maniera sana, non inquinassimo l’ambiente e avessimo uno stile di vita non sedentario. In questi ambiti, i progressi purtroppo sono stati minimi.

Perché sono così pochi i medici che parlano di alimentazione?

Nelle scuole di medicina non si insegna nulla di alimentazione. Oggi un ragazzo si può laureare in medicina e specializzarsi in gastroenterologia senza sapere assolutamente nulla sul cibo. Assistiamo ad una conseguenza inevitabile dei grandi successi della medicina e della farmacologia. Negli anni ‘40 la penicillina rivoluzionò il modo di pensare dei medici. La scoperta e il successo dei farmaci in grado di guarire, e aumentare così la prospettiva di vita, hanno distolto totalmente l’attenzione da altre strade possibili per la salute, come ad esempio uno stile di vita sano. Il mondo medico oggi è completamente ignorante sull’utilizzo del cibo per prevenire e curare le malattie, ma non è sempre stato così! Prima della rivoluzione farmacologica, infatti, vi era una grande conoscenza sull’alimentazione e anche sul digiuno. Un altro fattore che determina la mancanza di conoscenza è l'eccessiva produzione di articoli scientifici: in alcuni casi i contenuti sono importantissimi, in altri credo sia materiale che riempie di spazzatura le riviste scientifiche al solo scopo di accumulare pubblicazioni per favorire la carriera. Diviene così molto difficile per uno specialista seguire le pubblicazioni che riguardino anche solo la propria specializzazione, ancor più difficile che possano seguire e informarsi su materiali pubblicati relativi a campi di ricerca che non siano i loro. Eppure basterebbe fornire anche solo poche informazioni ai pazienti per un’alimentazione che riduca l’infiammazione, che è alla base di tutte le malattie croniche. Invece non solo non vengono date, ma si arriva addirittura a servire pasti negli ospedali che peggiorano la situazione dei pazienti, come in alcuni reparti di diabetologia, in cui servono da mangiare il pane bianco e la purea a pazienti diabetici, pensando che i soli farmaci possano risolvere il problema. Penso che ci vorranno un paio di generazioni affinché i medici possano finalmente tornare ad avere una visione un po’ più olistica sulla salute dei loro pazienti.

In tradizioni antiche vi erano conoscenze che abbracciavano diversi aspetti della salute dell’uomo. Quando la medicina occidentale ha iniziato a settorializzarli?

Nel corso dell’ultimo secolo, paradossalmente, vi è stato un grosso passo avanti della medicina. La prima grande sperimentazione risale agli anni ’30, e da allora la medicina è passata dalle sole conoscenze empiriche, basate sull’intuito, a conoscenze più solide, basate su sperimentazioni cliniche controllate. In questo passaggio ci siamo convinti che solo il farmaco possa curare. Le sperimentazioni cliniche controllate, invece, possono essere utilizzate non solo per i farmaci, bensì – malgrado siano campi più complessi – anche per l’alimentazione, l’attività fisica e la vita spirituale.


René Magritte, The magician self portrait with four arms, 1951

Questo accade in Italia, ma è uguale per tutto l’Occidente o vi sono differenze?

Purtroppo è uguale: il sistema sanitario in tutto l’Occidente è assolutamente insostenibile. Con il prolungamento artificiale della vita grazie ai farmaci, il costo della sanità diviene sempre più alto. Gran parte, oltre il 90%, delle persone al di sopra dei 65 anni, oggi deve prendere farmaci tutti i giorni e sopravvive grazie ad essi. Molte delle patologie di cui soffrono però potrebbero non esserci se avessero uno stile di vita diverso. È un business enorme: l’industria farmaceutica sta cercando di creare dei farmaci sempre più efficaci, alcune volte imbrogliando anche sulla loro efficacia, per la necessità di accrescere fatturati, con nuovi farmaci brevettati. Il costo della sanità, così, aumenta enormemente. Nel campo dell’oncologia si è arrivati ad avere trattamenti per alcuni tumori che costano più di un milione di euro all’anno. Continuando in questa direzione il budget della sanità pubblica diviene incapace di affrontare la situazione. La risposta che si sta facendo strada è un tentativo di ritornare alla sanità privata, alle assicurazioni. Credo sia una vergogna del nostro governo il cercare di favorire le assicurazioni private nel campo della sanità, invece che garantire una buona efficienza del sistema pubblico. Questo avviene in tutto l’Occidente. Assisto a questa corsa verso le assicurazioni sanitarie dettata dal timore di ammalarsi di cancro e, nel caso accada, dalla voglia di essere curati in cliniche private. Ma no! Scegli un’altra assicurazione: cambia il tuo stile di vita quotidiano, la tua alimentazione, e soprattutto la tua attitudine mentale. In questo modo se ti ammalerai avrai comunque un approccio diverso alla malattia. Non serve denaro, bensì un cambiamento di consapevolezza.

Sino a che le aziende farmaceutiche saranno quotate in borsa lei crede che vi possa essere un cambiamento nel sistema?

Certo che sì. Il cambiamento può avvenire attraverso l’informazione. Il nostro scopo, tramite La Grande Via7, è quello di aumentare la consapevolezza delle persone. Vi sono delle alternative alla gran parte dei farmaci che si usano per prevenire le malattie croniche. Vi sono altre possibilità per curarsi ed evitare di ammalarsi. I farmaci usiamoli quando è necessario farlo. Sapendo queste cose noi tutti possiamo essere consapevoli e cambiare il mondo.

Quando la conobbi per la prima volta mi colpì molto sentirla parlare di felicità. Che rapporto c’è tra salute e felicità?

Nella mia attività di medico in questi anni ho potuto constatare come la felicità non dipenda, per forza di cose, dalla salute. Ho conosciuto persone in un grave stato di salute esprimere felicità. Ho assistito persone durante periodi pesanti della loro vita, con gravi malattie, dalle quali sono uscite, guarite o non, più felici di prima. Sì, perché erano consapevoli che è stata loro offerta un’occasione di cambiamento da quella routine sottocorticale della nostra vita quotidiana, un’occasione per prendere delle decisioni sulla propria vita. Ci sono persone che ringraziano di aver avuto il cancro perché questo ha permesso loro di migliorare il proprio livello di felicità e di vivere in un modo diverso. Riflettiamo su tutto ciò, perché anche senza essere malati possiamo essere consapevoli. La felicità ha a che fare con la gratitudine ed è qualcosa che apre il cuore.


Giuseppe Torretti, Arcangelo Raffaele (L’Arcangelo della medicina), sec. XVIII

E per lei, cos’è la felicità?

In questo momento della vita la felicità per me è poter essere utile ad altri per guarire e stare meglio fisicamente, ma soprattutto per crescere. Ed è questo che mi ha motivato nel creare l’associazione La grande via. Quando ho la percezione di essere utile mi riempio di gioia. Questa è la mia felicità.

Ringrazio il dottor Berrino per il tempo dedicatomi e, a distanza di giorni, mi ritrovo a riflettere sulle sue parole. Penso a tutto ciò a cui abbiamo creduto sino ad ora, alle mille bugie raccontate dai media, alle pubblicità che invitano a consumare farmaci come caramelle, alle mode di diete moderne che promettono perdite di peso, ma molto lontane da un senso reale di equilibrio. Rifletto sul senso di felicità, non legato a nulla di materiale. Rifletto su quante volte la mia vita risulta essere lontana da tutto ciò, pur avendone la possibilità. Ma soprattutto rifletto su come un solo uomo, sostenuto e accompagnato da altri, possa cambiare il mondo con il proprio lavoro.

Pillole per un’alimentazione sana secondo il dottor Berrino:

1. Alimentazione quotidiana

Dovrebbe essere basata su cibi di natura prevalentemente vegetale, non industrialmente raffinati, con un'ampia varietà di cereali integrali, legumi, verdure e frutta, compresa la frutta a guscio: non la farina bianca ma quella integrale; non il pane bianco ma quello integrale, e così per il riso. Attenzione al “cibo spazzatura”, ad alta densità calorica.

2. No alla tirannia dello zucchero

Lo zucchero fa male, soprattutto nella forma liquida: bevande zuccherate, gasate, che sono la principale causa di obesità nei bambini. La sua peculiarità è quella di essere ingerito volentieri anche quando si è sazi. Il modo migliore per dolcificare è farlo con la frutta. Un’ottima colazione, per esempio, è quella fatta col muesli, fatto con fiocchi d’avena, uva sultanina, frutta secca. Lo zucchero serve all'industria più deteriore per mascherare la cattiva qualità degli ingredienti.

3. Proteine

Oggi si consumano più proteine di quanto ce ne sia bisogno, perché si mangia tutti i giorni carne, formaggi, salumi ecc. Si sta scoprendo oggi che una dieta molto ricca di proteine è una delle principali cause di aumento di peso. Quando si assumono troppe proteine i fattori di crescita nel nostro sangue sono più alti, e chi li ha si ammala di più di cancro. Per questo si raccomanda un uso moderato di proteine, privilegiando i legumi in associazione di queste con i cereali: grano, riso, orzo, farro, miglio.

4. Il pane

Viene ritenuto un alimento insostituibile, ma non lo è. Fa parte della nostra tradizione, ma in altri continenti gli uomini sopravvivono benissimo senza la cultura del forno. In ogni caso si consiglia il pane integrale a lievitazione naturale.

5. I pasti

L’ideale sarebbe stare leggeri a cena, ma è difficile, e si finisce per fare di sera, invece che al mattino o a mezzogiorno, il pasto principale. Probabilmente è meglio avere nel piatto un po’ meno cibi energetici (cereali) rispetto ai cibi più proteici, ma le verdure cotte vanno sempre bene.

6. Alcolici

Esiste una relazione molto stretta tra il consumo di alcolici e vari tipi di tumori. Il rischio è elevato soprattutto nei fumatori.

7. Attività fisica

Fondamentale per il buon funzionamento del nostro organismo bisogna fare attività fisica. Lo sport più semplice è quello di camminare, almeno mezz’ora al giorno, meglio un’ora.

NOTE

1) The China Study è un libro pubblicato nel 2005 dal nutrizionista T. Colin Campbell, basato su dati epidemiologici raccolti in Cina. In esso l’autore, responsabile della ricerca, trae una serie di conclusioni sui presunti benefici per la salute che deriverebbero da alcuni regimi alimentari.

2) Il dott. Franco Berrino è medico, epidemiologo, già direttore del Dipartimento di Medicina preventiva e predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Nella sua attività quarantennale di ricerca e prevenzione ha promosso lo sviluppo dei registri di tumori europei per lo studio della sopravvivenza dei malati (progetto EUROCARE). Ha coinvolto decine di migliaia di persone in studi sulle cause delle malattie croniche (progetti i ORDET e EPIC). I risultati gli hanno consentito di promuovere sperimentazioni per modificare lo stile di vita allo scopo di prevenire l’incidenza e la progressione dei tumori (progetti DIANA).

3) L’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) svolge dal 1928, in coerenza con la programmazione nazionale e regionale, l’attività di assistenza sanitaria e di ricerca biomedica e sanitaria, di tipo clinico e traslazionale, confermandosi, in questo, come centro di riferimento nazionale.

4) Il Registro Tumori della Lombardia, istituito nel 1976 presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha prodotto e produce dati di incidenza, mortalità e sopravvivenza che sono utilizzati da grandi coorti prospettiche.

5) Lo studio prospettico ORDET (ORmoni e Dieta nell’Eziologia dei Tumori della Mammella), ideato e condotto negli anni ‘80 per indagare sui fattori di rischio del tumore al seno è tuttora attivo. In particolare lo scopo dello studio è valutare il ruolo dei livelli dei fattori ormonali, metabolici ed in genere biomolecolari sull’insorgenza del tumore alla mammella e l’influenza delle abitudini alimentari e le possibili interazioni tra questi due fattori. ORDET ha reclutato circa 11.000 donne sane in provincia di Varese tra il 1987 e 1992. L’osservazione ormai ventennale della coorte, grazie alle informazioni raccolte con strumenti validati su antropometria, dieta, stile di vita ed alla banca biologica con campioni di sangue, di urine e di unghie, ha permesso la pubblicazione di decine di studi scientifici su riviste indicizzate.

6) Lo studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) è il più grande studio prospettico sviluppato in Europa per studiare l’associazione tra dieta, stile di vita e rischio di cancro. Ha reclutato più di 500.000 volontari tra il 1993 e il 1998 in 10 paesi europei. Per lo studio EPIC sono stati sviluppati e validati tutti gli strumenti di indagine e sono stati creati i protocolli e le procedure per la raccolta e lo stoccaggio dei campioni biologici. Sono stati pubblicati centinaia di articoli scientifici che hanno permesso notevoli passi avanti nella conoscenza dell’eziologia del cancro e di altre malattie cronico-degenerative.

7) La Grande Via è un’associazione fondata da Franco Berrino e Enrica Bortolazzi allo scopo di favorire iniziative volte a promuovere la prevenzione delle malattie e la longevità in salute.

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