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Yoga oggi, è possibile brevettare la saggezza?

Cosa sta accadendo allo yoga oggi? Come viene recepita questa pratica eterna e sempre attuale in un mondo caotico e incline a codificare ogni cosa secondo le logiche di mercato? Chiara D'Ottavi, studiosa e insegnante di yoga, ci fornisce un ritratto contemporaneo di questa disciplina che definisce come un "percorso di emancipazione e liberazione spirituale".

di Chiara D'Ottavi, 3 Agosto 2012
TAG  yoga  pratiche  mercato  corpi 

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"Can you patent wisdom?" - è possibile brevettare la saggezza? - si chiedeva nel 2007 lo scrittore Seketu Metha, in un editoriale ancora attualissimo

Purtroppo anche lo yoga – percorso di emancipazione e liberazione spirituali – è stato investito negli ultimi anni dalla logica del profitto e del potere. Tutto ciò la dice lunga sull’invadente presenza del mercato su tutti gli aspetti della nostra esistenza, anche quelli più puri e che non si possono comprare, come la spiritualità.

Il problema è iniziato a manifestarsi a partire dallo scorso decennio, quando gli Stati Uniti cominciarono a reclamare marchi e brevetti sulle posture e sulle tipologie di yoga. Il fenomeno, ha avuto comunque, va detto, caratteri globali: le rivendicazioni di paternità non sono state un’esclusiva degli insegnanti occidentali, ma sono partite anche da alcuni maestri indiani espatriati in Occidente.

Ma è possibile brevettare la saggezza?, “Can you patent wisdom?” si chiedeva a questo proposito lo scrittore Seketu Metha, in un editoriale del 2007, tuttora attualissimo. Allora i dati ufficiali dello U.S. Patent and Trademark Office parlavano giù chiaro, contando, sul solo territorio americano, almeno 150 rivendicazioni di copyright, 134 brevetti di accessori e 2315 marchi. L’India, solitamente tollerante di fronte agli stravolgimenti della millenaria disciplina che ha donato al mondo, si è giustamente ribellata. In seno alla TKDL (Traditional Knowledge Digital Library), ovvero la Biblioteca Nazionale dei Saperi di New Delhi, sono stati chiamati a raccolta i più autorevoli yogi dalle scuole principali, affiancati da duecento scienziati. L’ambizioso progetto prevedeva di recuperare e scannerizzare tutti i testi classici contenenti le asana (le posture), al fine di proteggerle come patrimonio indiano e universale. Da allora, ben novecento posture, filmate e messe su video - accompagnate da commenti in diverse lingue - sono state messe sotto tutela. Lo stesso ente ha provveduto a mettere sotto tutela anche diverse ricette di rimedi medicinali naturali, proteggendole dai tentativi di appropriazione provenienti da alcune multinazionali. “Lo yoga è patrimonio dell’umanità, deve rimanere gratuito e a disposizione di tutti”, aveva dichiarato allora il signor Gupta, direttore della TKDL. “Guai se qualcuno volesse impadronirsi di questa sapienza, benefica per l’umanità”.

Ma tutto ciò è solo la punta di un iceberg, indicativo di quel che lo yoga sta divenendo oggi e delle contraddizioni della società in cui viviamo. In effetti, come spesso avviene in casi analoghi, la crescente popolarità dello yoga è stata talvolta accompagnata da una sorta di banalizzazione e commercializzazione dello stesso. Si moltiplicano oggi, anche qui in Italia, le varianti più “fantasiose”: lo yoga della risata, l’Acroyoga, Yogareobica, Yogaflex solo per citarne alcuni. Negli Usa c’è perfino lo yoga per nudisti. Da una parte, poi, abbiamo assistito alla riduzione dello yoga a mera disciplina di fitness, per mantenersi “giovani e belli”, oppure all’enfasi sul contorsionismo, escludendo così la mente e lo spirito. Dall'altro lato, si è verificata talvolta una sorta di “edulcorazione”, in cui viene messo l’accento esclusivamente su nuove tecniche spirituali e meditative, prive però della solida base e preparazione fisica, che è invece fondamentale. Dove è andata a finire dunque la completezza dello yoga classico, in cui corpo, mente e spirito si evolvono insieme?

Sono cresciuti poi esponenzialmente i corsi di formazione che talvolta in poco tempo e dietro pagamento spesso di una lauta somma assicurano in poco tempo il diploma di insegnante anche a chi è nuovo, non all’insegnamento, ma alla pratica stessa!

Personalmente ho avuto la fortuna di incontrare ottimi insegnanti e maestri in Italia, in India e negli Stati Uniti, e sono sinceramente convinta che esistano complessivamente più scuole e centri validi, insegnanti in buona fede e allievi sinceri e ben informati, che centri inaffidabili e insegnanti improvvisati. Ma non posso nascondere il mio disappunto davanti all’incremento di una fuorviante tendenza attuale. Ben vengano le novità e l’arricchimento che deriva dal dialogo tra scuole e tradizioni diverse, ma non confondiamo tutto ciò con il business e il culto della personalità. E, soprattutto, chiamiamo le cose con il proprio nome.

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Le pratiche descritte nei testi classici risalgono ad almeno 2500 anni fa e sono state ideate per il benessere e la felicità di tutti gli esseri umani

Non dimentichiamo che lo yoga è una disciplina antichissima, considerata una delle scuole filosofiche dell’induismo, seppur nella sostanza universale. Le pratiche descritte nei testi classici risalgono ad almeno 2500 anni fa e sono state ideate per il benessere e la felicità di tutti gli esseri umani. Per tradizione lo yoga è insegnato gratuitamente, secondo la trasmissione diretta meastro-allievo, negli ashram – le comunità spirituali – e nei luoghi pubblici. La sua meta è la 'liberazione' dalla sofferenza – quindi l’accesso ad una vita di gioia e di consapevolezza – che per realizzarsi procede di pari passo con il trascendere il proprio “ego” e le sue manifestazioni: l’avidità, l’egoismo, l’arroganza, la violenza, la rabbia. Rendiamoci quindi conto del paradosso insito nei tentativi di brevettare ufficialmente questa disciplina: è in un certo senso l’ego spinto all’estrema conseguenza. Un qualsiasi cammino spirituale non può contemplare l’appropriazione indebita di un qualcosa che è nella sostanza universale e patrimonio dell’umanità.

Certo, quando abbiamo dedicato allo yoga la nostra vita, è naturale e opportuno voler fare di quest’arte anche una professione, sia questo il primo o il secondo lavoro, aprendo un proprio centro o collaborando con realtà di vario tipo. Ben vengano la professionalità e la serietà, comprovate sia dall’esperienza e dal rispetto degli insegnamenti classici, sia dal possesso di seri e riconosciuti diplomi. Cosa a mio avviso necessaria, dato che esiste - anche - il problema di insegnanti improvvisati. Giustamente, come per qualsiasi altro lavoro, è legittimo richiedere un corrispettivo in denaro per i propri insegnamenti. Si può magari differenziare la quota in base al reddito, riconoscere ad esempio sconti a studenti e a disoccupati. Ma questo è un altro discorso.

C’è così tanto da scoprire nel meraviglioso cammino dello yoga, davvero non basta una vita nel conoscerlo e perfezionarlo. Perché, dunque, ridurlo a merce, semplificarlo, irrigidirlo? Vivere lo yoga richiede tempi e ritmi “naturali” e soggettivi, è necessario assimilarlo e metabolizzarlo, operando nella propria vita dei cambiamenti spesso non indifferenti, che richiedono impegno e dedizione. È dunque fondamentale che chi ama lo yoga e ne ha fatto un cammino di vita – ma anche chi semplicemente vi si avvicina per curiosità – sappia discernere e scegliere, comprendendo fino in fondo questi meccanismi, e con passione proteggere l’essenza autentica e originaria dello yoga, recuperandola e valorizzandola. Una disciplina che, sebbene sia potenzialmente per tutti, lo è effettivamente solo quando riusciamo a creare il giusto spazio e il terreno fertile per accoglierla all’interno della nostra vita. E questo sta a noi.

Infine, è bene sottolineare che lo yoga rispecchia una visione molto avanzata di spiritualità, a differenza della maggioranza delle religioni istituzionalizzate e dogmatiche. La spiritualità è libera, senza confini, basata sull’esperienza diretta e personale, che l’esclusivismo dogmatico vorrebbe invece soffocare, opprimere, controllare e incasellare nei meccanismi del potere delle proprie istituzioni ufficiali. Spiritualità è disciplina e insieme creatività. Ha detto il maestro Paramahansa Yogananda: “Lo yoga è la scienza del contatto personale con il Divino”. Davvero un bell’insegnamento.

2 lettori hanno commentato questo articolo commenta commenta anche tu
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23 Settembre 2012 17:54, maurizio ha scritto:
Bell'articolo, personalmente in gioventù sono stato guarito alla colonna vertebrale dallo yoga e poi è iniziato il percorso coscenziale, lo yoga come la preghiera si pratica si chiacchera, nessuno c'è lo può togliere.
16 Agosto 2012 15:03, Gianni Da Re Lombardi ha scritto:
In realtà nell'articolo orignale si fa confusione fra brevetto (patent) e diritto d'autore (copyright). Qui cerco di spiegare la questione: http://www.yogasutra.it/chi-ha-paura-del-brevetto-cattivo Qui inoltre diversi post che ho scritto sul tema, compreso lo "scoop": anche la traduzione della Bibbia ha il copyright :-) http://www.yogasutra.it/index.php?s=copyright

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